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Testo chiaramente scritto da Mogol. Il testo ha come chiaro soggetto la seduzione e le sue conseguenze, è raccontato attraverso dei simboli della natura contadina (la metafora della gallina che gli sfugge come sfugge una ragazza quando per gioco la rincorri ma per istinto la vuoi, il fatto "che fra i boschi o immezzo ai fiori presto mia sarai".
Nella seconda strofa si mette in mostra invece tutto lo spirito maschile della seduzione, il nostro mascherarci da leoni, ruggire, ma alla fin fine stare nelle mani loro ed in fondo in fondo temerle, abbaiando come fa un cane quando è impaurito.
"C'era un cane un po barbone, che legato alla catena
Mi ruggiva come un leone ma faceva pena
Penso a lui e guardo me, che minaccio chissà che
Mascherato da leone "MA HO PAURA DI TE".
Ultima strofa sfocia sul filosofico:
"Sono io che scelgo te o sei tu che scegli me
Sembra quasi un gran problema ma il problema non c'è".
Questa frase indica come se dalla meccanica della seduzione e dell'attrazione non ci si deve porre nessuna domanda, nonostante quando ne siamo colpiti e coinvolti, non ne comprendiamo in pieno il funzionamento sentendoci disorientati.
"Gira la gran ruota e la terra non è vuota
Ad ognuno la sua parte saper vivere è un'arte"
Questa frase invece non l'ho mai interpretata più di tanto, mi sembra una visuale più ampia di come, alla fin fine, il mondo sia attivo proprio perchè alla base c'è l'attrazione uomo donna e tutto ciò che ne consegue.
ciao! bella interpretazione, Mogol, come dici te, cerca di esprimere come funziona il mondo della seduzione maschile, cioè i sentimenti che un'uomo prova e le varie azioni che fa per riuscire a conquistare una donna. Con l'ultima strofa, secondo me, afferma che il mondo funziona proprio grazie a questo in quanto permette all'uomo di riprodursi e non bisogna provare invidia per le donne (ma anche gli averi) altrui "ad ognuno la sua parte" e bisogna prendere quello che viene, in un certo senso accontentarsi, e riuscire a vivere bene con quello che si ha.