Richiesto da Adriana mirci
Pubblicato 25 settembre 2017
Ultima interpretazione 18 ottobre 2020
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Buonanotte fratello appartiene all’album Alice non lo sa, il secondo di Francesco De Gregori, pubblicato nel 1973.
Sia il testo che la musica sono scritte da De Gregori e da più fonti è definita un classico esempio di poetica dylaniana. La canzone è dedicata all'amico Lo Cascio, con cui De Gregori instaurò un rapporto artistico ma il cui sodalizio si ruppe prima ancora di iniziare, nonostante avessero già ricevuto una proposta discografica per un lavoro assieme, (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Lo_Cascio)
Questo è un inedito che ho trovato, dove De Gregori dedica un intero pezzo all'amico:
(Giorgio Lo Cascio)
Il significato di questa canzone non è affatto semplice, perchè da bravo cantautore De Gregori ci porta direttamente all'interno di una storia personale, come se stessimo osservando all'improvviso dal buco della serratura un pezzetto di vita, senza avere nessuna nota introduttiva a spiegarci qual è il contesto.
Secondo me qui si parla di un abbandono molto particolare, la storia mi sembra racconti dell'abbandono da parte di un fratello (.. compagno?) degli ideali di gioventù un tempo condivisi. De Gregori ci narra che cosa si prova quando ci si rende conto che ci si è persi per strada, che crescendo i grandi sogni da ragazzi vanno via via sfumando, per lasciare il posto alle sicurezze di una vita fatta di una casa bianca, ordinaria e un letto di granito, ovvero una tomba. De Gregori sembra attingere da questa esperienza personale di rottura della collaborazione col collega cantautore per, astraendo, riflettere in generale su cosa accade quando due esseri umani intraprendono, nonostante le promesse e le aspettative reciproche, strade diverse.
Nei primi versi De Gregori richiama alla memoria una serie di immagini, l'amico che in qualche modo gli nutriva i sogni (politici, sociali?), un amico onesto, hippy, consolatorio nelle delusioni amorose. Sì, insomma, era al suo fianco in tutti i vari aspetti dell'esistenza. Ma in questa presenza il Cantautore vede già in nuce i germi dell'abbandono che avviene successivamente e gli farà sperimentare la solitudine, una solitudine che però ha una doppia valenza: da un lato di liberazione da un vestito stretto, ovvero aumenta la consapevolezza sulla vita e le sue sfumature e dall'altro di abbandono di qualsiasi certezza.
Quella che poteva sembrare lo stabile volto della vita, si è infatti trasformato semplicemente in una stazione, una tappa nel percorso di crescita. Da questo si creerà una frattura insanabile, fatta di stili di vita, priorità e valori differenti: l'amico infatti preferirà rifugiarsi nella tranquillità di una casa e un luogo di sepoltura ordinari, mentre il Cantautore preferirà al massimo confidare nel ciclo dell'azoto, ovvero alla libertà dell ritornare terra.
A mio parere dunque De Gregori, con uno sguardo poetico e malinconico, sta dando voce a un'esperienza che credo ciascuno di noi nella vita ha vissuto e che si conclude con uno straordinario gesto pacificatore, dove il narratore suggella l'amore che comunque li unisce.
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Ho visto torri alte e un Paradiso,
crescere sopra isole deserte,
dov'eri tu quando parlavo tanto,
ed ero solo come è una bestemmia.
Torre d'avorio o pura nella notte,
cristallizzato nella tua agonia.
Dov'eri tu vestito da scolaro,
quando dormivo senza avere sogni,
dov'eri tu col tuo sorriso onesto,
dov'eri tu col tuo vestito hippy
e il tuo ospedale per cuori infranti,
chiusi dentro un cassetto insieme al vino,
dov'eri tu col tuo buonumore.
Tu mi stavi ammazzando,
tu mi stavi ammazzando con amore.
E io dormivo dove era più freddo,
dentro il mio pozzo ormai senza pudore,
con il mio cuore stranamente nudo
e mi dicevo adesso si che sto crescendo,
invece era soltanto una stazione,
certezza necessaria e sufficiente,
utile tutt'al più per affogare,
per liberarmi di un vestito stretto
ed indossarne uno un pò più largo.
Dov'eri tu che mi dicevi sempre,
"Guarda che bello, come siamo pazzi".
Dov'eri tu quando restavo zitto
ed ero ingenuo come una bestemmia,
dov'eri tu con la pace nel cuore.
Tu mi stavi ammazzando,
tu mi stavi ammazzando con amore.
E adesso guarda ho rotto il mio orologio
e ho costruito la mia stanza a specchi
e cullo il mio suicidio come un bimbo
che aspetta il giorno che verrà Natale
e non invidio la tua casa bianca,
dove resisterai fino a cent'anni,
per finire su un letto di granito,
con il conforto della tua coscienza,
la mani nette e il cuore di cristallo
e i cani abbaieranno a mezzavoce.
Io forse allora non sarò più niente,
solo una X nel ciclo dell'azoto,
se c'è un inferno mi saprà ascoltare.
Buonanotte fratello,
buonanotte fratello con amore.
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