Sogno B, significato

di Daniele Silvestri
Significato della canzone Sogno B di Daniele Silvestri
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Ho sempre trovato questa canzone di Silvestri divertente e impertinente, trattando di un argomento che spesso genera imbarazzo, seppure riguardante, come dice lo stesso autore, il quotidiano di ciascuno di noi.
La memoria non può non andare a due precedenti componimenti dedicati allo stesso tema, la notissima canzone di Mina Ma che bontà (1977) e l’altra, credo altrettanto famosa, di Gaber La marcia dei colitici (1973).
Il significato di questa canzone secondo me ha qualcosa di filosofico, non a caso Silvestri prima cita i neoplatonici (in tono ironico, nell’intendo di non voler far corrispondere la cacca con un’ipostasi.. ovvero con i livelli superiori dell’essere secondo Plotino).
Poi si colgono degli echi freudiani, quando descrive le caratteristiche dei genitori, lasciando intendere una correlazione tra l’attività del defecare e i legami affettivi primari (la seconda fase edipica, appunto quella anale). Già dal titolo Bi-Sogno il significato a me sembra voler anche far riferimento - tra le righe -all'idea del Doppio sogno (traduzione italiana del libro che in lingua originale aveva il titolo Traumnovelle, di Arthur Schnitzler, scritto nel 1925 e da cui Kubrick si ispirò per Eyes wide shut).
Anche se il tema trattato in Doppio sogno è diverso (è l'amore alle soglie di un'epoca caratterizzata da crisi esistenziale fortissima), quel che mi sembra possa accomunarli è una certa critica alla società borghese che non vuole trattare a viso aperto certi temi scomodi (come la cacca, o il desiderio sessuale per altre persone durante il matrimonio, nel caso del testo di Schnitzler).
Da questo il testo si sposta poi su quelli che sono gli ‘usi e costumi’ del fare la cacca, attraverso una descrizione incalzante di tutte le modalità soggettive che caratterizzano questo momento: si va allora dal leggere, al fumare, al cantare, al riflettere.
Non esiste in questo una perfezione, un metodo che vada seguito pedissequamente poichè dipende sempre da ciascuno di noi (e cosa, d’altro canto, non va così?).

Si giunge così al mondo senza bisogno, che diventa una sorta di sogno: e qui secondo me Silvestri sta dicendo esattamente l’opposto, un mondo che interrompesse questa comunicazione interno/esterno sarebbe una sorta di asettico, astratto luogo pulito dove non si riversano più tutte quelle emozioni (belle e brutte) che caratterizzano la vita.
La cacca genera così imbarazzo, vergogna, i suoi ritmi si riflettono sull’umore delle persone, creando tensioni, fastidi, ‘intossicazioni’ e mostrando paure come l’abbandono, la possessività che spesso vengono collegati agli stitici. Ma in questa canzone ce n’è in fondo per tutti, e mi viene in mente Guido Ceronetti, interessante filosofo che vive ritirato sui colli toscani e che a questo argomento ha dedicato delle pagine molto, molto interessanti tra cui ve ne riporto una fra tutte:

“L’escremento, finché è nel corpo, è accettato: non è separato dall’unità del microcosmo; isolato spaventa e ripugna, per l’odore di anima denudata e anonima che esala” (su questo argomento ha scritto C. Fornasiero, Ceronetti: svuota-menti. Retto pensare, retto agire, in Primum philosophari, Udine, 2013.. è un testo simpatico da leggere, se volete approfondire un pochino l'argomento!)

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