Richiesto da Bianca maria
Pubblicato 17 dicembre 2017
Ultima interpretazione 17 dicembre 2017
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«Voleva essere un mio ideale risarcimento a Lucio per essere stato orfano dall’età di 7 anni. Doveva essere una canzone sull’assenza del padre, ma poi è diventata una canzone sull’assenza della madre. Lucio la cantò la prima volta dal vivo nel dicembre del ’70 al teatro Duse di Bologna. Piacque così tanto che i discografici della Rca decisero di portarla a Sanremo. Fu il suo primo grande successo, ma Lucio ne rimase anche un po’ prigioniero. Così negli anni l’ha riproposta in varie versioni, facendole però un po’ perdere quel fascino iniziale che le era conferito anche dal violino di Renzo Fontanella (membro del gruppo di Dalla, Gli Idoli, ndr). Quella che uscì allora in 45 giri ricordo che era la settima versione registrata in sala d’incisione, mentre invece secondo me era migliore la prima. Ma comunque non fu quello il nostro miglior pezzo, su cui Lucio raccontò suggestivamente che nacque alle isole Tremiti anziché a Bologna»
(fonte: https://www.avvenire.it/agora/pagine/pallottino).
Il fatto di aver voluto censurare i versi "incriminati" ha eliminato una forte connotazione proletaria, oseremmo definire pasoliniana, legata all'ambiente povero, diseredato, problematico ma anche di vera e genuina umanità che l'autrice aveva saputo tratteggiare con le sue parole.
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Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare
parlava un'altra lingua però sapeva amare
e quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
l'ora più dolce prima d'essere ammazzato
Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto
con l'unico vestito, ogni giorno più corto
e benchè non sapesse il nome
e neppure il paese
m'aspettò come un dono d'amore
fino dal primo mese
Compiva sedici anni
quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna
le cantò la ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare, giocava a far la donna
con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco o forse per amore
che mi volle chiamare come Nostro Signore
della sua breve vita il ricordo,
il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù Bambino
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