Coda di lupo, significato

di Fabrizio De Andrè
Significato della canzone Coda di lupo di Fabrizio De Andrè
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Il testo narra metaforicamente la parabola di una vita, dalla fanciullezza alla vecchiaia, personificata da un ideale indiano d'America, ma riferita a tutti coloro che nascono liberi e devono, per forza di un sistema di regole imposte, vivere vincolati. Probabilmente la metafora si riferisce, sul piano socio-politico, anche a chi quell'ideale di dignitosa libertà averebbe dovuto rappresentare e difendere, ma ha finito per tradirlo.
 La fanciullezza (innocenza, libertà e scoperta istintiva del mondo e della vita stessa) è l'unica, iniziale, parentesi di autentica felicità del protagonista, finché egli rimane lontano dal sistema di (falsi) valori degli inglesi, ai quali egli non crede perché perdenti nel rispetto della natura e dell'umano.
 Sarà l'irruzione di quel sistema socio-economico-culturale a determinare l'alienazione dalla “fanciullezza-vita autentica” incarnata da Coda di Lupo, con un evento tragico: l'uccisione (crocefissione) di suo nonno ad opera degli inglesi. L'omicidio si consuma in una bolgia di sangue e di crema, nella notte di Natale (la notte della lunga stella con la coda). 
 E' volutamente stridente l'accostamento-contrasto della natività alla crocefissione: il messaggio di fratellanza universale del Redentore, Dio degli inglesi, non c'è perché rinnegato, rimosso, crocefisso come colui che l'ha incarnato. La ricorrenza della natività è solo una festa “pagana” per assecondare il mercatismo, incurante della ferocia perpetrata per alimentare quel sistema: sangue e crema appunto. Perciò non puoi credere ad un Dio goloso.
 Coda di Lupo si ribella, si scaglia contro i simboli della classe che celebra i riti sociali (notte di gala) di quel modello perdente perché innaturale e anti umano: “uccide” uno di quei simboli (lo “smoking”) e se ne impossessa, come fosse lo scalpo di un nemico. I perdenti del confronto col sistema economico-sociale, i sopraffatti da idee che non sentono proprie, coloro i cui principi non sono riconosciuti, cercano una riscossa violenta, perché non si può confidare nello spirito (Dio) della Scala, tempio della società dell'apparire e dello sfoggiare.
 Coda di Lupo va via (forse fugge) per ritrovare il suo modo di essere autentico e libero (la tradizionale caccia al bisonte). Ma non c'è speranza perché l'uomo bianco, “civilizzato”, ha regolamentato tutto secondo i suoi canoni. Non è più possibile vivere naturalmente seguendo “la corrente di cavalli e di buoi” o di bisonti: il numero è chiuso. Non c'è un lieto fine e, quindi, non c'è un Dio a lieto fine.
 L'indiano Coda di Lupo ne ha l'ultima conferma in occasione del discorso di Luciano Lama all'Università La Sapienza di Roma, nel 1977, quando proprio gli indiani metropolitani “non fumano” col sindacalista il calumé ideale dell'alleanza per ottenere più libertà, diritti e dignità, ma lo cacciano come traditore di quegli ideali (“non era venuto in pace”). Non devi credere ad un Dio (fatti il culo) che chiede lavoro senza diritti e dignità, solo perché qualcuno si arricchisca.
 Quando la parabola metaforica della vita del protagonista (ciascuno di noi) è ormai discendente, egli ne trae un bilancio. La nostra “civiltà” comporta lo sposalizio e la procreazione (venti figli sul mio letto di sposo), lo svago (il teatro), l'uso di esplosivo per pescare in maniera selvaggia (le bombe a mano), l'elevazione di monumenti celebrativi del potere costituito a futura memoria (l'arco di Traiano), ma è perso il senso della vita autenticamente libera e a misura d'uomo, senza convenzioni artificiali, credi imposti al servizio di un potere, sistemi economici iniqui, leggi prevaricatrici. Coda di Lupo prova a scavare nella sua storia (storia occidentale) alla ricerca di quei valori autentici dell'animo umano, ma ormai fra gli inglesi (la nostra società) non ce n'è più memoria. Ma questa ricerca a volte si fa con un "cucchiaio di vetro", possibile allusione all'uso di eroina, nel vano tentativo di trovare in "paradisi artificiali" ciò che manca nella vita reale.

Immagine dell'utente Ron | 13 Punti
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Ron

Condivido in toto questa interpretazione e mi ci riconosco pienamente e personalmente. E' infatti lo stesso identico testo che pubblicai circa sei mesi fa su questo sito come anonimo, non essendo ancora registrato (ho anche il file nel mio PC). Il fatto che adesso lo ritrovi "firmato" da qualcun altro che non ha dovuto cambiare neanche una virgola, mi lusinga, perché un tale livello di condivisione-fotocopia dell'interpretazione di una canzone non proprio facile, è... più unico che raro.

Immagine dell'utente Alessandro D.

Ciao Ron, sono l'autore del sito. L'utente a cui è stato assegnato il nome è un utente generato dal sistema e non appartiene in realtà a nessuno. Ma preferisco mettere assegnare dei nomi a caso a chi vuole restare anonimo. Magari non è una grande idea :). Comunque se mi dici che l'interpretazione è tua sarei più che contento di assegnartela.

Immagine dell'utente Ron
Ron

Ciao Alessandro, sono Ron e mi sono registrato proprio ieri, avendo sempre scritto da anonimo. Innanzitutto complimenti perchè il sito e molto interessante e funziona molto bene. Ti confermo che l'interpretazione è mia. Grazie per l'attenzione e spero di poter commentare e leggere commenti e pareri su tanti altri brani del grande Faber.

Immagine dell'utente Alessandro D.

Grazie per i complimenti, vorrei tanto migliorare il sito sotto molti aspetti ma purtroppo al momento rimane un progetto laterale tra mille lavori. Comunque sono contento che piaccia e venga visitato da molte persone e altrettante contribuiscano con i propri interventi.

Immagine dell'utente Luce

il dio degli inglesi e' il liberismo,capitalismo.

Immagine dell'utente Clea

Ragazzi la canzone è una disamina metaforica del percorso dell'Autonomia e degli Indiani metropolitani, fino a dopo la cacciata di lama del 77, per dichiarazione dello stesso Faber. Però è bello che, come ogni grande poeta, stimoli le più vivaci fantasie!

Immagine dell'utente Edoardo

Mi potete spiegare come fa il testo a parlare di Lama, fatto accaduto nel 1977, se l’album è del 1973? Perché date informazioni sbagliate? Gli Indiani metropolitani neanche c’erano nel 73…

Immagine dell'utente Fatima

concordo con Luce, il Dio degli inglesi è il capitalismo-liberismo; aggiungerei anche il colonialismo, in ogni sua forma (militare-politico-economico-sociale), ergo, allargando la metafora, ogni tipo di potere o forma di prepotenza (il denaro, il capo, il datore di lavoro, il premier, etc,)...è una frase fondamentale e utilissima

Immagine dell'utente Timoteo

Edoardo. Il brano non è del 1973. Esce nel 1979 con l album Rimini.

Immagine dell'utente Gerlando

Avete ragione voi. Perdonatemi, non so dove abbia visto 1973. L’informazione sbagliata l’ho data io. Scusatemi.

Secondo me questa canzone racconta dell'incontro tra coda di lupo giovane indiano nativo e gli inglesi e il loro dio così lontani e inconprensibili per chi come lui è abituato a vivere a contatto con la natura e sopratutto nel profondo rispetto verso di essa.
Ma credo che questa sia solo una delle prospettive che vengono citate da de andrè perchè questa canzone parla anche di chi nasce rivoluzionario e integro nelle sue convinzioni e invecchiando è costretto a ridimensionarsi e a vivere secondo degli schemi ben precisi, anche se fino in fondo mantiene sempre una vena critica concludendo il testo con "e a un dio fatti il culo non credere mai".
Diciamo che gli inglesi e il capitalismo sono un tutt' uno con la società borghese contro le tradizioni delle società precolombiane americane intatte e integre.

Immagine dell'utente Lidia | 38 Punti
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Anonimo

Ci sono anche riferimenti alla situazione politica italiana del tempo, come nel verso che termina con "è al dio della scala non credere mai" , che parla di delle contestazioni avvenute a Milano di fronte al teatro alla scala ..

Immagine dell'utente Iacopo

Tutto il brano è storico politico. Parla del 77 del movimento rivoluzionario e del tradimento del pciico

Penso che la frase alla fine "colpisco un po' a casaccio perchè non ho più memoria" vada anche interpretata politicamente. Credo che alla fine della canzone, Coda di Lupo si impersonifichi in Dio, inteso come una persona a cui credere, non come divinità, ma come uomo. E ad un dio a cui manca la memoria è anche un dio si cui non ci si puà fidare. Penso che intenda la memoria storica, per esempio dimenticare la strage degli indiani è normale per gli inglesi e in US. Memoria, anche intesa, per esempio, nella storia Italiana come gli abusi e gli omicidi fascisti dimenticati. Un altro argomento per dire che si stia identificando in Dio lui stesso (per dire che crede in se stesso, alla fine di tutta questa storia) è perchè è lui ad essere stanco. E con sarcasmo dice "ad un dio senza fiato non credere mai". 
Immagine dell'utente Emanuel | 1 Punti
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Immagine dell'utente Luce

colpisco a casaccio forse si riferisce ai gruppi dello spontaneismo armato come ad esempio le vicende del Bar dell´Angelo

Ragazzi, il brano parla del movimento del 77, della cacciata di Lama dalla sapienza, dei valori piccolo borghesi da ammazzare, della sconfitta del movimento rivoluzionario e della deriva della lotta armata. Tutto sotto la metafora del movimento così detto degli indiani metropolitani di quegli anni. Però sono molto tenere le vostre fantasie interpretative. Un abbraccio
Immagine dell'utente Iacopo | 2 Punti
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Immagine dell'utente Emidio

Potrei sbagliarmi, ma vedo un po' di saccenteria in questo post.

Immagine dell'utente Edoardo

Mi potete spiegare come fa il testo a parlare di Lama, fatto accaduto nel 1977, se l’album è del 1973? Perché date informazioni sbagliate? Gli indiani metropolitani neanche c’erano nel 73…

Immagine dell'utente Bibiana

Edoardo Rimini è del 1978

Immagine dell'utente Artemide

Sono d'accordo con Clea, il testo in questione narra del percorso di un indiano metropolitano confrontato con quello di un nativo d'America, più precisamente detto Amerindio.
Lo smoking ucciso è quello di un frequentatore di una prima della Scala.

La canzone si concretizza in una serie di comandamenti rivolti a se stesso di non cedere alle sirene dell americanismo inteso come mercatismo sfrenato sintetizzato nelle parole “a un dio degli inglesi non credere mai”
Immagine dell'utente Maggiore | 1 Punti
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