Fiume Sand Creek, significato

di Fabrizio De Andrè
Significato della canzone Fiume Sand Creek di Fabrizio De Andrè
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Nella terza canzone De André paragona i sardi agli indiani che fanno la loro comparsa in Fiume Sand Creek, che ha per tema un reale massacro di pellerossa, avvenuto il 29 novembre 1864, quando alcune truppe della milizia del Colorado, comandate dal colonnello John Chivington, attaccarono un villaggio di Cheyenne e Arapaho, massacrando molte donne e bambini; l'episodio è raccontato attraverso il linguaggio innocente e forse un po' surreale di un bambino vittima dell'avvenimento.

Immagine dell'utente Rino | 191 Punti
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Immagine dell'utente Manuele

Bell'intervento.

Immagine dell'utente Odone

Buonasera a tutti😘

Immagine dell'utente Odone

Mi chiamo odone voi fanciulli😋

Immagine dell'utente Odone

Mio figlio oggi si è sposatooo💪auguroni e tanti bacioni Raffaello e sto matrimonio deve essere una porta aperta per te e Uga😘

Immagine dell'utente Odone

Ciao Raffaello💪 forzaa roma

Immagine dell'utente Odone

Buongiorno carissimi 🙃 studiate e non guardate le ragazze sono tutte mie 💪😘

Immagine dell'utente Radio

Non ho capito nulla

Immagine dell'utente Lorenzo

in realta' DeAndre descrive il massacro del fiume Washita.

Immagine dell'utente Alan

Complimenti mai spiegazione fu più esaudiente

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Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale.

C'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek.
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Questa scena introduce e anticipa l'epilogo del massacro di Sand Creek perpetrato il 29 novembre 1864 da parte dei soldati americani comandati dal colonnello Chivington.
Il narratore (De Andrè) racconta il dramma, visto con gli occhi di un bambino indiano testimone e protagonista.
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I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno
mio nonno disse sì.
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Arrivano i massacratori al suono della tromba ed il bimbo, incredulo di ciò che sta accadendo chiede la protezione del nonno invocando il sogno.... ed il nonno la concede.
Questa immagine è a mio modo di vedere di una tenerezza sconfinata.
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A volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek.

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio nell'altro il paradiso
le lacrime più piccole
le lacrime più grosse
quando l'albero della neve
fiorì di stelle rosse.
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Il massacro avvenne in inverno ed il bambino colpito vede gli schizzi di sangue tingere la neve.
Altra potentissima immagine come solo De Andrè sa descrivere.

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Ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek.

Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte
c'erano cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare.
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Il bambino è sopravissuto al massacro e descrive l'immenso stato di tensione ancora presente nell'aria, uno stato di tensione tale da impedire il respiro, e l'adrenalina talmente alta da impedire il sanguinamento.

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La terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek.

Si son presi i nostri cuori sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale.
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L'ultima strofa ci riporta all'essenza della responsabilità del colonnello Chivington per lo sterminio di 130...175 (stime) civili inermi i cui corpi furono poi gettati sul fondo del fiume Sand Creek.
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Ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek.
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Nessuno fu mai condannato per questo abominio, del resto come avrebbe potuto essere diversamente? Le stime dicono che la nazione americana è stata fondata sullo sterminio di 70,.... 90 milioni di nativi americani, la maggior parte per fame (sterminando i bisonti) o diffondendo la peste ed altre epidemie.

Immagine dell'utente Luciano | 1 Punti
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Immagine dell'utente Bortolo

Yankee solo guerre sanno fare , ma poi " in nome della democrazia e della libertà" si la vostra aggiungo io e di tanti miliardi di dollari che eubate

La strage di nativi da parte dei soldati dell esercito americano, uno dei tanti episodi di sangue di cui si sono macchiati nella loro storia.

Immagine dell'utente Giacinta | 32 Punti
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mettere in rilievo quanto é pericolosa una parte dell'umanitá malata e quanto soffre quella sana nel prendere atto che tutto ciò accade da sempre. Fino a quando esisterá il "nonno" esisterá il sogno che i bambini possano solo giocare nel Sand Creek. Grazie Fab.

Immagine dell'utente già | 2 Punti
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“Fiume Sand Creek” è parte del decimo album registrato in studio da Fabrizio De André, pubblicato nel 1981 senza titolo e perciò conosciuto come “L'Indiano”, per l'immagine di copertina: una pittura di Frederic Remington che raffigura un indiano a cavallo sullo sfondo di un tramonto. 
 Il brano, scritto con Massimo Bubola, traendo spunti anche da “Memorie di un guerriero Cheyenne”, tratta della “Battaglia di Sand Creek”, altrimenti conosciuta come “Massacro di Chivington”.
 Il 29 Novembre 1864 il generale John Chivington, a dispetto dei trattati di pace firmati dai capi tribù del Colorado, attaccò un accampamento di circa seicento indiani Cheyenne e Arapaho stanziati in un'ansa del fiume Big Sandy Creek. L'attacco provocò il massacro di più di centocinquanta pellerossa fra uomini, donne e bambini.
 Il testo si compone di sei strofe di sette versi ciascuna dalla metrica variabile. La prima e l'ultima strofa sono uguali, tranne che per i rispettivi versi conclusivi.
 La narrazione è volutamente atroce, affidata alle sensazioni di un bambino presente al massacro, che racconta l'eccidio nell'alternanza simbolica di notte (...luna morta piccola...) e alba (...quando il sole alzò la testa fra le spalle della notte...). Si tratta di tre immagini emblematiche della più generale visione di De André. 
 La fanciullezza come innocenza, autenticità, trasporto per la natura e cifra dell'umano (in “Coda di Lupo” il bambino s'innamora di tutto, corre dietro ai cani...).
 Il buio (la notte) è l'oblio della ragione e del senso di umanità, un oscuramento quasi ineluttabile della ragione,della pietà e, quindi, della coscienza.
 La luce dopo le tenebre (l'alba) è il recupero del discernimento dopo l'ennesima mattanza umana (ogni guerra), la presa d'atto di un'altra tragedia ormai avvenuta, che lascia solo rassegnata disperazione.

 L'attacco è a tradimento, senza ragione (...si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura...dormivamo senza paura). L'artefice (e il motivo della ferocia) non ha sembianze precise, ma è un qualcuno (e un qualcosa) di indefinito (...occhi turchini e giacca uguale...), assimilabile al rombo del cielo (...figlio di un temporale...), ma spiegabile col dollaro d'argento sul fondo del fiume: l'avidità della conquista per lo sfruttamento economico delle risorse di quei territori.

 In un accampamento indifeso (...i nostri guerrieri troppo lontani...) il frastuono che si avvicina è una presagio sinistro (...quella musica distante...) che il bambino (l'animo umano) tenta di scacciare (...chiusi gli occhi per tre volte...) credendolo una sensazione onirica, da incubo (...chiesi a mio nonno è solo un sogno...), che il nonno avvalla per tranquillizzare il piccolo.
 Ma nella storia del mondo gli incubi sono reali e il bambino, emblema dell'umano, è “diviso” fra ceca violenza e desiderio del paradiso (...il lampo in un orecchio, nell'altro il paradiso...); il suo pianto, tanto agghiacciante quanto può esserlo quello di un piccolo innocente, è per gli schizzi di sangue che macchiano la neve candida (...quando l'albero della neve fiorì di stelle rosse...).

 Quando la luce giunge a rischiarare l'errore e l'orrore (...il sole alzò la testa fra le spalle della notte...) è troppo tardi perché la tragedia è ormai compiuta, rimane solo da prendere atto del corollario di distruzione, morte e disperazione che rimane, lancinante, nell'animo dei superstiti.
 Il bambino tira le ultime due frecce, una in cielo “per farlo respirare” ed un'altra al vento “per farlo sanguinare”. Forse De André vuole significare una reazione costruttiva (far respirare il cielo) per riaccendere la speranza, ed una vendicativa, far sanguinare il vento simbolo di forza. Comunque sia, il bambino della canzone, dopo una terza ed ultima freccia, giace anch'esso sul fondo del fiume Sand Creek.
 Da notare come gli ultimi versi di ciascuna strofa si riferiscano sempre al letto del fiume, dove, in un insieme surreale ed emblematico, si trovano il dollaro d'argento, i pesci che cantano (nella fantasia dei bambini), i bambini che dormono, la terza freccia (e la vita) del piccolo indiano.

Immagine dell'utente Ron | 13 Punti
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Immagine dell'utente Bacchisio

...quando l'albero della neve fiorì di stelle rosse.. Si riferisce al sangue dei nativi che impregna i fiori delle piante di cotone (albero della neve)

Immagine dell'utente Lorenzo

forse erano solamente degli alberi normali carichi della tanta neve caduta sulle sponde del fiume Washita dove realmente avenne il massacro.

Amo quesa canzone. Il ritmo il testo, il dollaro d'argento è ormai il west che finisce a arriva l'economia a spazzar via tutto

Immagine dell'utente Ronaldo Trino | 1 Punti
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Immagine dell'utente Sandro

L'uomo bianco e il pellerossa: due mondi a confronto, troppo diversi per coesistere, uno porta avanti la dimensione della madre natura e l'uomo bianco dalla cultura patricentrica che va affermandosi con il trionfo dell'economia e il depredare la natura e chi la abita pacificamente ... Tutto finisce sanguinante nel fiume che assiste e partecipa con un movimento di simboli che vanno a rimescolarsi sul suo fondale come in un rito alchemico di seppellimento e oblio .... Magari rinascita in un altrove?

Quale è per te il significato di questa canzone?

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