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Non so se siete conoscitori o meno di Battisti, io non lo sono particolarmente, tranne che per quel pungo di canzoni che ogni preadolescente impara a canticchiare o a strimpellare con la chitarra. Di certo le mie sonorità sono molto lontane, più avvezzo ad un certo cantautorato con chiare inflessioni sociali e politiche.
Eppure in Anima Latina ho scoperto un altro Battisti. Uno sperimentatore, più incline a guardare il mondo e a riprodurne i suoni, che a cantarne le delusioni d'amore e le melense sfortune. Un Battisti se vogliamo spogliato del romanticismo, ma capace di descrivere ciò che aveva visto e sentito.
Non a caso, questa canzone (e l'album in generale) sono considerati un momento di profonda ricerca e, nonostante non abbia registrato i numeri di certe hit di Battisti (penso ad Ancora tu) o rimanga sconosciuto ad un grande pubblico, è ad oggi rivalutato dalla critica, che lo considera uno dei suoi lavori più riusciti.
Sotto questo profilo, il fatto stesso che molti cantanti oggi rintraccino le proprie radici in questo album (Verdena, Dente, fonte) o ne abbiano fatto addirittura delle riletture in chiave contemporanea (e in questo ho in mente i Coma-Cose con Anima lattina), non fa che confermare quanto questo lavoro di Battisti sia una straordinaria sintesi di cosa può fare un artista, quando è svincolato dalle volontà del pubblico, delle case discografiche e dagli altri condizionamenti che ne alterano l'opera.