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Che significato ha questo pezzo?
La peculiarità della poesia che qui De Andrè richiama alla "storia di Dippold, un ottico stanco di consentire ai suoi clienti di vedere semplicemente cosa sta loro intorno, che vuole fare occhiali speciali che aiutino la gente a vedere oltre la realtà" e a differenza delle altre è scritta nel tempo presente, come se l'ottico non fosse morto; fonte.
Il punto di vista qui viene a mescolarsi con le forme di ciò che vediamo, quasi a voler dare una valenza oggettiva al monto che andiamo guardando. Secondo Un ottico, la prospettiva con cui osserviamo il mondo, i nostri stessi occhi, hanno il potere di modificare la realtà osservata. Perciò un intervento sull'occhio, o la scoperta di lenti speciali dovrebbe conferire il potere di cambiare il mondo in modo in modo creativo:
Non più ottico ma spacciatore di lenti
Per improvvisare occhi contenti
Perché le pupille abituate a copiare
Inventino i mondi sui quali guardare
Da un lato mi sembra che qui ci sia l'estrema soggettivizzazione del mondo, che qui dipende in toto dall'occhio che guarda. Dall'altra, come è stato peraltro notato, sembra qui che la lente sia una specie di eufemismo per descrivere delle sostanze psicotrope in grado di, passatemi la citazione huxleyana, aprire le porte della percezione e innescare in questo modo un processo di rilettura della realtà circostante.
Interpreto in questo senso i versi:
Vedo i fiumi dentro le mie vene
Cercano, cercano, cercano, cercano il loro mare
Rompono gli argini, gli argini, gli argini
E in generale tutta la parte coinvolta da un ritmo 'sincopato' e che si stacca in modo piuttosto netto dal resto della canzone.
Sebbene l'ipotesi del significato lisergico dei versi di De Andrè non mi soddisfi appieno, trovo in generale molto interessante il link che viene a crearsi tra punto di vista/interpretazione e dimensione ottico-oculistica (capacità fisica di vedere) e, nel complesso, amo di questo pezzo la scelta di traslare il significato nella direzione simbolica dell'occhio.