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Segnali di vita si snoda con fare classicheggiante, quasi da romanza, con una batteria in continuo movimento e un Franco più lirico e passionale che mai, specie nel ritornello, che (come altre volte) sospende la ritmica e lascia la voce, in compagnia di pianoforte e orchestra, a librarsi alta in compagnia di un immaginifico oboe. Senza bisogno di lanciarsi in acrobazie come in passato ha imparato a modulare il suo canto sulle tonalità alte in una sorta di mix impossibile tra un cantante lirico e un cantore arabo. A 3:00 il ritmo diventa squadrato mentre l'orchestra prende il sopravvento riprendendo, di par suo, il tema vocale, subito raggiunta da Battiato che ci riporta alle "meccaniche celesti", pronti per lo sprint finale.
F. Zuffanti, La voce del padrone. 1945-1982: nascita, ascesa e consacrazione del fenomeno, 2018, p.284
Segnali di vita è contenuta in La voce del padrone, album del 1981.
Sono particolarmente legato a questo album, che mi fu regalato quando avevo poco più di vent'anni.
Ricordo che lo ascoltavo in solitaria, nei viaggi in macchina che mi riportavano quell'estate a casa, nella notte, dopo il lavoro. E' forse il primo album di Battiato di cui ho imparato parola per parola, verso per verso e ne canticchiavo i ritornelli con la via voce screziata, nella solitudine di quelle sere.
Rispetto a Segnali di vita, la mia personale interpretazione vede l''io narrante raccontare di come il cambiamento è alle porte. Una canzone speranzosa e di grande apertura. Qui Battiato mi sembra voglia sottolineare che nella realtà che vediamo e nelle azioni del nostro quotidiano possiamo intravedere dei segni. Tutto ci riporta a ritmi più ampi della singola esperienza e quel che riguarda l'essere umano tende qui a farsi veicolo di qualcosa di maggiore respiro e che tende a ricomprendere l'essere umano stesso. Di 'meccaniche celesti', appunto.