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Qui il cantautore descrive infatti la vita di “un pugno di disperati” che “è una rassegna di figure che devono fare i conti con qualcosa che non c'è o non c'è più”.
Un uomo qualunque, innamorato di Rosa, che all’ideale del “due cuori e una capanna” antepone la sicurezza economica di un lavoro e una casa.
Parte così dalla Calabria, luogo di origine, lasciando la fidanzata Rosa, per raggiungere una città del nord Italia: Milano.
Nel lasso di tempo di un anno, tanto è il periodo narrato da questo brano, la situazione si stravolge, esaspera e ribalta.
Al suo ritorno l’uomo, che nel frattempo ha lavorato oltre le 16 ore giornaliere, ha perduto una mano durante il lavoro ed è ora un invalido civile, scoprirà che tutti gli sforzi sono stati invani, perchè Rosa nel frattempo ha trovato un altro fidanzato e convolerà a nozze con lui.
Se poi leggiamo in commenti in calce al brano caricato su Youtube, possiamo notare più di una persona che riconosce in Rosa alcuni aspetti tutt'altro che secondari della regione.
La migrazione verso nord, l’aspettativa sociale legata al matrimonio, l’assenza di opportunità nel luogo natale, lo sfruttamento dei lavoratori nelle fabbriche sono tutte tematiche che, nell’apparente giocosità del brano, affiorano infatti a mio parere in tutta la loro drammaticità.
L'ideale sfuma, come scompare la mano sotto la morsa del macchinario in fabbrica. Ogni sforzo di una vita migliore che vede la felicità sopraggiungere al coronamento di un sogno si dilegua in modo inesorabile e il brano si conclude con l'amara presa di coscienza che anche l'ultima speranza (il matrimonio con Rosa, motore dell'allontanamento iniziale) non esiste più come possibilità reale. Ma dal video piccoli segnali della band ci mostrano la stizza verso un mondo "organizzato" così.