Richiesto da Lorenzo
Pubblicato 03 agosto 2018
Ultima interpretazione 18 agosto 2022
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“e il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire”. Qual è il significato di Prospettiva Nevski di Battiato?
Come in un racconto di Gogol, Franco Battiato in questo brano descrive con poche chiarissime immagini la città russa di San Pietroburgo.
La Prospettiva Nievski, che tradotto suona circa come Corso della Neva, è infatti una strada voluta da Pietro il Grande come prima tappa che, attraversata la città di San Pietroburgo, la collegasse a Mosca.
Scrive Gogol', autore di un omonimo racconto: "Non c'è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra capitale!". (Qui potete leggere il racconto)
La prospettiva Nevskij vista da Gogol’ (con lo stesso titolo vede la luce anche un pezzo dello scrittore russo, contenuto nei suoi Racconti di Pietroburgo che furono scritti nel periodo 1831/34 e pubblicati nel 1835).
Il testo ci introduce visivamente dunque all’interno di una grande arteria del traffico cittadino della città russa, lasciandoci immaginare le persone che la frequentano e delle quadri che lì è possibile vedere.
Da questo ne esce uno scenario di scarna desolazione, dove le chiusa secondo me sintetizza perfettamente la riflessione intorno al socialismo reale che qui Battiato ci propone, in parallelo con la successiva Alexander Platz, dove il riferimento non è più all’inizio, ma alla fine del modello socialista russo. Tra Alexander Platx e Prospettiva Nevski si istituisce dunque un interessante filo conduttore che vede nel binomio San Pietroburgo/Berlino Est l’asse della critica di Battiato alla traduzione concreta dell’ideale del socialismo sovietico.
Sulla parte conclusiva ed estremamente d’effetto di questa canzone è stato scritto: “senza toppa difficoltà ma solo per chi crede, come Battiato, nella reincarnazione, potrebbe indicare la possibilità di una nuova vita oltre la morte, una nuova esistenza a cui solo la morte, se e solo se adeguatamente preparata, può traghettare”; Fonte
La canzone appartiene inoltre all'album Patriots, uscito nel 1980 (Emi). Si tratta del "primo timido successo commerciale di Battiato" che segna anche un approfondimento del cantautore per tematiche connesse alla spiritualità che non lo abbandoneranno più.
Fonte
A proposito il musicolo Fabrizio Basciano ha notato che: “Immediatamente successivo a L’Era del Cinghiale Bianco è Patriots, album nel quale i messaggi in codice si infittiscono facendosi tuttavia più sottili, meno espliciti”; Fonte
Sono d’altro canto noti gli interessi culturali del cantautore catanese che lo hanno visto avvicinarsi, dopo un primo periodo dedito alla canzone di protesta e alla sperimentazione (si pensi a Fetus), a correnti esoteriche (fonti d’ispirazione, è noto, furono René Guénon e Georges Ivanovič Gurdjieff), mescolando in modo piuttosto libero teorie della corrente Sufi, teorie neoplatoniche, così come misticismo arabo.
Sono d’accordo con questa riflessione, perché proprio l’appello alla figura del maestro lascia intuire che la voce narrante sia coinvolta in un cammino iniziatico. Tuttavia mi sembra un po’ debole. E’ vero che l’intero album Patriots è costellato di riferimenti alle culture esoteriche.
Ad un tempo però, e a sostegno di quanto vi scrivevo poc’anzi, credo che le ultime battute di questo straordinario brano lascino affiorare in modo piuttosto evidente un vero e proprio giudizio negativo sullo scenario storico descritto dal testo.
Fa freddo, solo i mitra sgretolano i cumuli di neve che circondano questo scenario.
Ci si apposta fuori dai luoghi di culto non più per pregare, ma quale unica svogliata occasione per vedere un volto femminile. Insomma, Battiato ci mette tra le mani un quadro dove non sembra esserci alcuna consolazione.
Nonostante lungo la Prospettiva Nevski si possano incontrare personaggi di spicco della cultura russa come Nijinsky (ballerino), Stravinsky (musicista) e Ejzenstein (regista), le trasformazioni sociali e politiche in atto sono di una portata così epocale ed ombrosa, da non lasciar intravedere l’alba(ovvero l’inizio di un nuovo corso) nemmeno grazie a uno sforzo immaginativo.
Gli episodi cui fa riferimento qui Franco Battiato sono la Rivoluzione d’ottobre, iniziata a novembre del 1917 a San Pietroburgo, periodo in cui gli stessi Nijinsky (qui ricordato anche per la relazione omosessuale avuta con il suo impresario, il mecenate Sergej Djagilev), Stravinsky e Ejzenstein erano in piena attività ed è proprio il riferimento a queste tre figure di spicco del panorama culturale russo che ci permette di capire a che periodo della storia contemporanea si riferisse il cantautore. Proprio attraverso il fuggevole richiamo a un film di Ejzenstein sulla rivoluzione, possiamo capire che il richiamo a questi tre personaggi è cruciale per inquadrare storicamente il pezzo del cantautore catanese.
La Rivoluzione d’ottobre per inciso segna la fine dell’impero russo, con la conseguente instaurazione della Repubblica sovietica, (Fonte). La penna di Battiato illumina dunque qui proprio questa fase di passaggio della storia dei primi del Novecento, insistendo sul chiaro elemento di forte criticità che, secondo il cantautore, questo epocale episodio.
Il brano ha conosciuto due altre versioni: Alice nel 1985 e i Bluvertigo nel 1996:
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Un vento a trenta gradi sotto zero
incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili
a tratti come raffiche di mitra disintegrava i cumuli di neve.
E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi
e vecchie coi rosari.
Seduti sui gradini di una chiesa
aspettavamo che finisse messa e uscissero le donne
poi guardavamo con le facce assenti la grazia innaturale di Nijinsky.
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario
e dei balletti russi.
L'inverno con la mia generazione
le donne curve sui telai vicine alle finestre
un giorno sulla prospettiva Nevski per caso vi incontrai Igor Stravinsky
e gli orinali messi sotto i letti per la notte
e un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione.
E studiavamo chiusi in una stanza
la luce fioca di candele e lampade a petrolio
e quando si trattava di parlare aspettavamo sempre con piacere
e il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare
l'alba dentro l'imbrunire.
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