Le sei e ventisei, significato
di Cesare Cremonini
- Richiesto Anonimo
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Per tutti noi c' è sempre un momento come le sei e ventisei nella vita.
Bellissimo il pezzo in cui parla di Dio. In cui dice che se fosse Dio starebbe accanto a lei per potersene farsene vanto: "Son io! Quel pittore son io!"
Le sei e ventisei, un incantevole melodia ci porta a sognare in una notte di autunno quando il cielo nero sopra la città brilla attraverso le sue stelle,e dove le lucciole brillano tra quelle lunghe e buie tangenziali, la capacità di raccontare in un sola canzone la stranezza che può portare due persone opposte come il cantante e la sua protagonista,la capacità di evocare in qualche modo in nostro spirito di aiuto a una persona che vorremo avesse più fortuna “se Dio sapesse di te sarebbe al tuo fianco...” tutti noi dentro abbiamo un animo galeotto e un animo da soccorritore, eppure quando questi due animi si avvolgono insieme troviamo la passione e la voglia di fare. Non c’è nulla di più bello di scovare tra le righe di questo testo le similitudini dei due mondi tanto lontani tanti vicini tra l’immorale e il morale, mondi divisi da sottilissime linee, mondi che però si incrociano come il giorno e la notte durante il tramonto è l’alba delle 6 e 26. Grazie Cremonini, ci regali sempre tanti modi di vedere le tue canzoni e di offrirci attimi di pure poesia del nuovo millennio.
Significato più votato
In una intervista Cesare Cremonini spiega in modo preciso il significato di questa canzone che costruisce tramite l'evocazione di immagini come in un racconto:
L'ho scritta al pianoforte alle sei e ventisei del mattino, a Bologna. Dentro a questa canzone di soli quattro minuti e mezzo c'è un mio piccolo, umile "romanzo". Penso che le persone abbiano sempre più bisogno di immagini nelle canzoni, perché sempre più gente sembra far fatica a chiudere gli occhi ed immaginare mondi diversi dal proprio. Questa canzone si pone l'obiettivo di raccontare, strofa dopo strofa, le vicende di un uomo disperato, al confine tra la notte e il giorno. Bologna (ma forse ogni città italiana in generale) è capace di mischiare ingredienti diversi sotto lo stesso cielo: il sacro e il profano, le prostitute seminude sui viali del centro storico e le chiese illuminate a giorno durante tutta la notte. Il profumo delle osterie e del buon vino che accarezza i portici ogni sabato sera e l'odore d'incenso delle processioni la domenica mattina. Da una parte l'infinita pianura padana, la via Emilia ricca di sapori di terra antica e tradizioni nate dalla povertà, dall'altra il mare, le discoteche per i giovani, la contagiosa voglia di divertirsi dei romagnoli e le ragazze che ti fanno girare la testa più di un bicchiere di Sangiovese. La fame di saggezza laica dell'Università più antica d'Europa e le certezze assolute di una chiesa tanto in crisi quanto ancora potente sotto le due torri... "Le sei e ventisei" è un inno a tutto questo, non soltanto alla notte. E' un omaggio a chi come me ha pensato che forse, andando a vedere bene, smussando la paura, rischiando un po' di più, si incontri la verità. Mentre la scrivevo avevo in mente i cantautori che ho amato di più: Lucio Battisti, Bob Dylan, Lucio Dalla, Vasco Rossi, Giorgio Gaber, Francesco De Gregori. Forse questa canzone è il risultato di tante briciole di questi cantautori, unite a comporre una ricetta nella quale mi riconosco con grande consapevolezza: il pop che non rinuncia a dare importanza alle storie che racconta" http://bettyfan.altervista.org/20072009/forum/ilprimobaciosullaluna.htm
E perché non dire che x scrivere questa canzone ti sei ispirato a "My melancholy blues" dei Queen?
Perché forse non gli è stato chiesto?