Video per il significato della canzone Il giudice di Fabrizio De Andrè

Richiesto da Ombretta orsoni

Pubblicato 11 febbraio 2014

Ultima interpretazione 25 luglio 2022

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Alessandro Descovi che muove le mani

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Significato più votato

C'è poco da interpretare del pensiero di De Andrè: la canzone è la traduzione più o meno libera di una poesia di Edgar Lee Master dala raccolta Antologia di Spoon River, infatti è inserita nell'LP "Non al denaro non all'amore né al cielo" dove tutte le canzoni sono prese da poesie di Master. Basta andare su Wikipedia e leggerete: “Un giudice” è tratta dalla storia di Selah Lively, un uomo da sempre deriso a causa della bassa statura (nella poesia originale, 5 piedi e 2 pollici, cioè 157,48 cm, un metro e mezzo nella canzone) il quale, studiando giurisprudenza nelle notti insonni vegliate al lume del rancore, diventa giudice e si vendica della sua infelicità attraverso il potere di giudicare e condannare (giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male), incutendo timore a coloro che prima lo irridevano. La storia si conclude con il giudice che, nell'ora dell'addio, finisce con l'inginocchiarsi, non conoscendo affatto la statura di Dio. Grande importanza anche qui, come in "Un matto" il tema dell'invidia, che diventa ancora una volta il motore dell'agire del personaggio; in questa canzone De André mostra come l'opinione che gli altri hanno su di noi ci crei disagio e sconforto. Il giudice, definito iperbolicamente con l'epiteto di nano da De André, diventa una carogna per il semplice fatto che gli altri sono sempre stati carogne con lui; si abbandona quindi il tema malinconico dell'invidia provata dal matto e si trova un'invidia che trova nella vendetta l'unica cura possibile."

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sono d'accordo più sulla prima tesi che sulla seconda. Il protagonista otterrà dagli eventi una sorta di riscatto sociale ed umano che diversamente non avrebbe mai ottenuto quasi una forma di compensazione nell'intenzione dell'autore all'emarginazione ed alla discriminazione sociale ed intrinseca che il protagonista subisce. La cultura, il potere de il rango sociale così ottenuti danno nell'intenzione del poeta occasione di riscatto al nano che in questa nuova veste è finalmente rispettato. Questo cambiamento è però effimero e, negli ultimi versi denota un cambiamento sostanziale nell.nell'indole del protagonista

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non credo che De Andrè voglia far apparire il nano come un vendicativo. alla fine lo descrive con una certa saggezza che gli permette di inchinarsi con umiltà davanti ad un entità (Dio) a prescindere dalla sua statura o aspetto fisico.

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Scusate, ma qui nessuno ha capito un tubo...intanto la canzone si chiama Un giudice, quindi è tutto da rifare...la mia interpretazione, non così assurda visto che è corroborata da quanto pescato sul web è la seguente. Partite dalle parole finali e non fermatevi (comodamente) a quelle prima (la vendetta, il rancore, ecc.). Quelle sono balle per gente che non va oltre. Così finisce la canzone: "...prima di genuflettermi nell'ora dell'addio, non conoscendo affatto la statura di Dio". C'è tutto, che si creda o meno in Dio. E a quanto mi risulta lui non credeva, ma aveva una forte spiritualità. Nonostante talvolta si sia dichiarato non credente, egli espresse spesso nei fatti una religiosità di tipo "panteistico", pur ammirando alcune figure religiose concrete. Affermò: "Quando parlo di Dio lo faccio perché è una parola comoda, da tutti comprensibile, ma in effetti mi rivolgo al Grande Spirito in cui si ricongiungono tutti i minuscoli frammenti di spiritualità dell’universo". E in occasione del concerto al Brancaccio a Roma, ultima sua apparizione prima di lasciarci, disse: "Io mi ritengo religioso e la mia religiosità consiste nel sentirmi parte di un tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perché, secondo me, l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in ciò che ci circonda. La mia religiosità non arriva a ricercare il principio, che tu voglia chiamarlo creatore, regolatore o caos non fa differenza. Però penso che tutto quello che abbiamo intorno abbia una sua logica e questo è un pensiero al quale mi rivolgo quando sono in difficoltà, magari dandogli i nomi che ho imparato da bambino, forse perché mi manca la fantasia per cercarne altri". Capita l'antifona o è così difficile?

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Il giudice di De Andrè un racconto su un piccolo nano frustrato che inizialmente è oggetto di umiliazione e poi acquisito il potere diviene maligno anch'esso abusando della sua posizione e sfogando la propria frustrazione sul nuovo malcapitato oggetto del suo giudizio.

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Ciao,
anche se conosco poco le canzoni di De André, a me sembra che il fulcro di questo testo sia la parola "statura". Statura fisica (1,57 nella poesia originale), statura morale (cuore troppo vicino al culo= carogna) e statura sociale (intesa come simbolo ed esercizio del  potere).
Sempre avvolto dal rancore, il protagonista esercita quest'ultima e per lui solo possibile forma di "statura", finendo per pensare che   sia l'unico metro di comprensione del mondo terreno e ultraterreno.
Infatti al cospetto di Dio, per sicurezza, non conoscendone la statura/potere e per paura del Suo Giudizio,  si inginocchia, rivelando tutta la sua meschinità.
A me sembra che Un giudice metta in luce la "mite anarchia" di De Andrè: nel testo volutamente manca l'unica "statura" possibile per l'umanità, quella della frase finale de Il testamento di Tito "la pietà che non cede al rancore". 

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questa canzone ha varie letture. 1) La cattiveria umana nei confronti delle persone di bassa statura, che pur essendo una malattia, non viene considerata tale. Infatti, mentre raramente i non vedenti, quelli con handicap motorio o i non udenti vengono insultati con epiteti tipo ciechi, paralitici o sordi, (e quando vengono insultati le persone di fronte a queste offese tutti giustamente si indignano), le persone di bassa statura vengono spesso insultate pesantemente con epiteti tipo "nano, tappo etc" (ma pochi si indigano, molti ridono) 2) il riscatto sociale che avviene attraverso l'intelletto e lo studio. Uno alto un metro e mezzo non può certo fare a botte con quelli che lo insultano perché le prenderebbe. Ma diventato giudice ha un potere che che quelli che lo insultavano non hanno Infatti questi diventano "piccoli piccoli" e lo chiamano vostro onore 3) che anche una persona buona se insultata e disprezzata per anni può diventare vendicativa ..4) che esiste un altro mondo dove esisite un Dio (non importa se il Dio cristiano o altro) che rappresentando un'entità superiore (può essere anche l'intelletto) non è così idiota da giudicare le persone dalla loro statura.

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@Pompa ha dato un'interpretazione sbagliata quella corretta è quella di Giuseppe e degli altri che si riferiscono all'antologia di Spoon river

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C'e un episodio legato alla prima edizione del 45 giri che aiuta a far luce sul significato di questa canzone. Sullo stesso 45 giri da un lato c'era Un Matto (con il sottotitolo Dietro ogni scemo c'è un villaggio) e dall'altro Un Giudice (con il sottotitolo Dietro ogni giudice c'è un nano). Il sottotitolo è presente solo nella primissima edizione; poi fu censurato, prima con una pecettatura nera, e nelle copertine delle edizioni successive scomparve del tutto.

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Secondo me il significato è che i mostri che ci spaventano e ci fanno del male in fondo li creiamo noi con i nostri gesti e le nostre parole. Se tu tratti come un mostro una persona diversa, questi prima o poi se ne avrà occasione ti presenterà il conto, trasportata poi nella forma attuale delle cose, anche politicamente ha il suo bel significato. Terrorismo, balieu, capitalismo-furto , ghetizzazione e odio...

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Molto chiaro De Andre ce l ha col giudice in questo caso nano il quale ha ha emesso una sentenza scorreta nei suoi confronti.

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Altre canzoni di Fabrizio De Andrè

Testo

Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi e le battute della gente,
o la curiosità di una ragazza irriverente,
che li avvicina solo per un suo dubbio impertinente:
vuole scoprir se è vero quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù la più indecente.

Passano gli anni i mesi, e se li conti anche i minuti.
è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti,
la maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo,
fino a dire che un nano è una carogna di sicuro,
perchè ha il cuore troppo, troppo vicino al buco del culo.

Fu nelle notti insonni vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami, diventai procuratore,
per imboccare la strada che dalle panche di una cattedrale
porta alla sacrestia quindi alla cattedra di un tribunale:
giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male.

E allora la mia statura non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi mi diceva "Vostro Onore"
e di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi nell'ora dell'addio,
non conoscendo affatto la statura di Dio.

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