Il giudice, significato
di Fabrizio De Andrè
- Richiesto da Ombretta Orsoni
- Ultima interpretazione:
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non credo che De Andrè voglia far apparire il nano come un vendicativo. alla fine lo descrive con una certa saggezza che gli permette di inchinarsi con umiltà davanti ad un entità (Dio) a prescindere dalla sua statura o aspetto fisico.

Non credo proprio proprio che sia questa la morale spttesa al testo de il giudice. Non bisogna mai giudicare dalle apparenze una persona,De andrè si limità a mettere a fuoco la rivincita delle persone considerate dalla società emarginate in virtù di qualche deficenza che sia fisica o sociale: De andrè è da ritenersi sostenitorie dei piu deboli
sono d'accordo più sulla prima tesi che sulla seconda. Il protagonista otterrà dagli eventi una sorta di riscatto sociale ed umano che diversamente non avrebbe mai ottenuto quasi una forma di compensazione nell'intenzione dell'autore all'emarginazione ed alla discriminazione sociale ed intrinseca che il protagonista subisce. La cultura, il potere de il rango sociale così ottenuti danno nell'intenzione del poeta occasione di riscatto al nano che in questa nuova veste è finalmente rispettato. Questo cambiamento è però effimero e, negli ultimi versi denota un cambiamento sostanziale nell.nell'indole del protagonista
Leggete SPOON RIVER
DI EDGAR LEE MASTER...DOVE DE ANDRE'
SI E. ISPIRATO ....
Il giudice di De Andrè un racconto su un piccolo nano frustrato che inizialmente è oggetto di umiliazione e poi acquisito il potere diviene maligno anch'esso abusando della sua posizione e sfogando la propria frustrazione sul nuovo malcapitato oggetto del suo giudizio.
Scusate, ma qui nessuno ha capito un tubo...intanto la canzone si chiama Un giudice, quindi è tutto da rifare...la mia interpretazione, non così assurda visto che è corroborata da quanto pescato sul web è la seguente. Partite dalle parole finali e non fermatevi (comodamente) a quelle prima (la vendetta, il rancore, ecc.). Quelle sono balle per gente che non va oltre. Così finisce la canzone: "...prima di genuflettermi nell'ora dell'addio, non conoscendo affatto la statura di Dio". C'è tutto, che si creda o meno in Dio. E a quanto mi risulta lui non credeva, ma aveva una forte spiritualità. Nonostante talvolta si sia dichiarato non credente, egli espresse spesso nei fatti una religiosità di tipo "panteistico", pur ammirando alcune figure religiose concrete. Affermò: "Quando parlo di Dio lo faccio perché è una parola comoda, da tutti comprensibile, ma in effetti mi rivolgo al Grande Spirito in cui si ricongiungono tutti i minuscoli frammenti di spiritualità dell’universo". E in occasione del concerto al Brancaccio a Roma, ultima sua apparizione prima di lasciarci, disse: "Io mi ritengo religioso e la mia religiosità consiste nel sentirmi parte di un tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perché, secondo me, l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in ciò che ci circonda. La mia religiosità non arriva a ricercare il principio, che tu voglia chiamarlo creatore, regolatore o caos non fa differenza. Però penso che tutto quello che abbiamo intorno abbia una sua logica e questo è un pensiero al quale mi rivolgo quando sono in difficoltà, magari dandogli i nomi che ho imparato da bambino, forse perché mi manca la fantasia per cercarne altri". Capita l'antifona o è così difficile?
Scusami Luca ma la parte sulla genuflessione la vedo come elemento ironico. In effetti nessuno ha mai individuato quanto sia alto Dio. Almeno così la interpreto io :-)
Mi spiace, ma è l.Lei a non ver capito la canzone. Come scritto dal lettore Giuseppe Tretola canzone è la traduzione più o meno libera di una poesia di Edgar Lee Master dala raccolta Antologia di Spoon River, infatti è inserita nell'LP "Non al denaro non all'amore né al cielo" un album ispirato a quell'opera letteraria.Quanto all'ultimo verso "prima di genuflettermi nell'ora dell'addio non conoscendo la statura di Dio" può essere interpretata liberamente sia come il Dio che noi conosciamo sia come entità spirituale che essendo superiore non è così idiota da giudicare le persone dalla loro statura"

Lui si inginocchia parché nel momento della morte ha paura che possa esserci un Dio-Giudice che possa comportarsi da carogna con lui, così come lui ha fatto per tutta la sua vita da Giudice.
questa canzone ha varie letture. 1) La cattiveria umana nei confronti delle persone di bassa statura, che pur essendo una malattia, non viene considerata tale. Infatti, mentre raramente i non vedenti, quelli con handicap motorio o i non udenti vengono insultati con epiteti tipo ciechi, paralitici o sordi, (e quando vengono insultati le persone di fronte a queste offese tutti giustamente si indignano), le persone di bassa statura vengono spesso insultate pesantemente con epiteti tipo "nano, tappo etc" (ma pochi si indigano, molti ridono) 2) il riscatto sociale che avviene attraverso l'intelletto e lo studio. Uno alto un metro e mezzo non può certo fare a botte con quelli che lo insultano perché le prenderebbe. Ma diventato giudice ha un potere che che quelli che lo insultavano non hanno Infatti questi diventano "piccoli piccoli" e lo chiamano vostro onore 3) che anche una persona buona se insultata e disprezzata per anni può diventare vendicativa ..4) che esiste un altro mondo dove esisite un Dio (non importa se il Dio cristiano o altro) che rappresentando un'entità superiore (può essere anche l'intelletto) non è così idiota da giudicare le persone dalla loro statura.

Il punto 4) è la speranza che ha il protagonista, che solo alla fine della sua vita si rende conto di quanto si sia comportato da carogna e teme che anche un giudice più in alto di lui possa fare altrettanto.
Significato più votato
C'è poco da interpretare del pensiero di De Andrè: la canzone è la traduzione più o meno libera di una poesia di Edgar Lee Master dala raccolta Antologia di Spoon River, infatti è inserita nell'LP "Non al denaro non all'amore né al cielo" dove tutte le canzoni sono prese da poesie di Master. Basta andare su Wikipedia e leggerete: “Un giudice” è tratta dalla storia di Selah Lively, un uomo da sempre deriso a causa della bassa statura (nella poesia originale, 5 piedi e 2 pollici, cioè 157,48 cm, un metro e mezzo nella canzone) il quale, studiando giurisprudenza nelle notti insonni vegliate al lume del rancore, diventa giudice e si vendica della sua infelicità attraverso il potere di giudicare e condannare (giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male), incutendo timore a coloro che prima lo irridevano. La storia si conclude con il giudice che, nell'ora dell'addio, finisce con l'inginocchiarsi, non conoscendo affatto la statura di Dio. Grande importanza anche qui, come in "Un matto" il tema dell'invidia, che diventa ancora una volta il motore dell'agire del personaggio; in questa canzone De André mostra come l'opinione che gli altri hanno su di noi ci crei disagio e sconforto. Il giudice, definito iperbolicamente con l'epiteto di nano da De André, diventa una carogna per il semplice fatto che gli altri sono sempre stati carogne con lui; si abbandona quindi il tema malinconico dell'invidia provata dal matto e si trova un'invidia che trova nella vendetta l'unica cura possibile."
In un matto non c'è il tema dell'invidia, semmai dell'intolleranza verso ciò che è diverso. E comunque è un concetto velato, mentre la canzone parla di tutt'altro.
Inizialmente la canzone Un giudice aveva un sottotitolo: "Dietro ogni giudice c'è un nano". Esistono copie molto rare del disco con questa scritta, altre con la scritta cancellata a mano e quelle più diffuse, senza tracce di scritta.
Basta Mettere in relazione la canzone di de Andrè con il Riccardo III di Shakespeare, per apprendere a pieno il significato..
Che flauto viene usato all'inizio della canzone un giudice