Canzone del padre, significato

di Fabrizio De Andrè
Significato della canzone Canzone del padre di Fabrizio De Andrè
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Ho conosciuto artisticamente De Andrè con questa frase di apertura vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi solo i sogni che non fanno svegliare. Una frase che è aperta a tanti significati e su cui, anche solo su questa, ci si potrebbe soffermare non poco. Una frase che all'orecchio di un'adolescente suona proprio come una poesia o come un haiku, di certo come uno di quei consigli da trascrivere su un pezzo di carta sgualcito e tenere stretto tra le mani che affondano nelle tasche dei pantaloni.

Ho perciò un forte legame ma non con la canzone che ho scoperto anni dopo, quando ben più colta e curiosa iniziai ad ascoltare De Andrè per intero, bensì solo con questo curioso e intenso modo di iniziare. Fu la dedica che mi è stata scritta sul primo libro di Kundera che lessi, L'eternità.

Sul significato della canzone nel suo complesso, mi è piaciuto molto leggere la versione riportata in viadelcampo.com:

Siccome "Storia di un impiegato" e' un concept-album (secondo me il migliore della storia della musica leggera italiana) ogni frase va vista non solo nell'ambito della canzone a cui appartiene ma in quello di tutto il disco.
In Canzone del padre l'impiegato distrutto dalla sua vita insignificante, e che ha conquistato un posto di potere distruggendo i vecchi capi del potere stesso gettando la bomba al ballo mascherato ed operando cosi' il necessario "ricambio" (quanta attualita' in questo disco!), sogna (3 canzoni di questo disco sono appunto dei sogni) di occupare un posto di potere, quello di suo padre, prima "autorita'" che noi incontriamo nella nostra vita, che lui ha fatto esplodere con gli altri al ballo mascherato (mio padre pretende aspirina ed affetto/e inciampa nella sua autorita'/affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo/ma lui esplode dopo, prima il suo decoro).

Purtroppo per l'impiegato, il posto del padre non riserva solo i piaceri del comando, ma l'angoscia e la disperazione dei rapporti con moglie e figli e la necessita' della sopravvivenza. E il verso a cui fa riferimento Pierpaolo serve proprio ad accorgersi di come la vita familiare riservi delusioni e tragedie, soprattutto per chi, come Berto, ex-compagno di scuola dell'impiegato, vive in uno stato di miseria assoluta, senza un tetto dove dormire (morto arrugginito vuol dire ucciso dal freddo e dalla pioggia che, se non hai un tetto, ti bagna e ti ammala).

Berto, probabilmente, per aiutare la famiglia, ha lasciato la scuola e non gioca con le bolle di sapone come i figli dei "soci vitalizi del potere", che sono agiati e benestanti, ma si arrangia ad imparare a contare "sulle antenne dei grilli" (come i pastori che imparano a contare le pecore pur non conoscendo i numeri, ma il bello di De Andre' e' questo...) e a lavorare nei campi. Poi, alla morte della madre lavandaia, subisce l'umiliazione di doverla seppellire in una discarica (cimitero di lavatrici), dove si trovano vecchie macchine di cui fa uso il potere e che evitano alle mogli dei borghesi di lavare i panni, visto che ai poveri e' negata anche una tomba decente dopo la morte (vedi "a' livella" di Toto', grazie a Michelangelo).
E i becchini, di poveri morti di fame e di freddo, ne trovano sempre di piu', mentre i giornali relegano queste notizie in scarsi trafiletti. Vista la sua "rosea" situazione, Berto, prima di morire a sua volta, si rivolge al cielo chiedendo gentilmente Dio di "farsi i fatti suoi"; e' l'ultima tappa del calvario della sua vita in miseria: la perdita della fede in un Dio buono, che in realta' aiuta solo chi e' gia' ricco, ignorando chi e' povero, guarda caso la stessa cosa che fa il potere.

Anche questa interpretazione mi sembra particolarmente interessante. L'ho ritrovata tra i commenti al video su Youtube (è di Michele Spinazzola). Fonte.

Ricapitolando: nel primo sogno l'impiegato getta una bomba a un ballo di celebrità, distruggendo i "soci vitalizi" del potere. Così facendo dà spazio a un potere nuovo, che gli è grato (sogno numero due), tant'è vero che non lo condanna e anzi, in questa Canzone del padre, gli chiede cosa vuol fare della sua vita. Nelle parole di De André: "La canzone del padre nasce dalla necessità che ha il potere di rinnovarsi. Quindi chiunque sia più forte del potere in carica, chiunque abbia non solo l'età ma anche le forze per prendere il potere, viene prima assunto in prova, e poi in modo definitivo. E' però una soluzione di continuità e non di rottura del potere costituito, tanto che alla fine il protagonista non accetta questo tipo di inganno, si rende conto di aver dovuto prendere il posto del padre, di essere uno strumento per il rinnovamento del potere e allora si comporta da anarchico e manda tutti a quel paese".

"Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare"

Nelle prime battute vengono offerti all'impiegato i "sogni che non fanno svegliare", cioè quelli a occhi aperti, gli ideali, le ambizioni. Lui rilancia: li vuole più impegnativi, più grandi. Gli viene offerto il posto del padre, ben inserito nella struttura di potere: potrà stare su un ponte di comando e dovrà comandare le persone sotto di lui ("le più piccole dirigile al fiume") e lasciar stare quelle gerarchicamente al di sopra ("le più grandi sanno già dove andare"). L'impiegato accetta e prende il posto del padre ("ucciso in un sogno precedente", al ballo in maschera), confermando che il tribunale gli ha dato fiducia: "assoluzione e delitto, lo stesso movente".

"E ora Berto, figlio della lavandaia,
compagno di scuola, preferisce imparare
a contare sulle antenne dei grilli"

Subito però lo scenario si rabbuia. Il suo compagno di scuola, Berto, ha probabilmente dovuto smettere di studiare. Ora impara a contare "sulle antenne dei grilli", cioè all'aperto e non in una classe in cui non ha più diritto di entrare. Non può più giocare i giochi di chi ha tempo e denaro (le "bolle di sapone"). Seppellisce sua madre, la lavandaia, in un cimitero di lavatrici, quasi come una martire del lavoro, del "suo" lavoro, che il progresso ha ucciso. E' uno sconfitto che si rivolge a Dio solo per chiedergli di lasciarlo in pace, visto che non gli è stato d'aiuto. Cerca di fuggire per non morire di povertà e malattia ("arrugginito"), ma non ci riesce come succede a molti, a troppi, che vengono raccolti dai becchini tra l'indifferenza di tutti.

"Ho investito il denaro e gli affetti
banca e famiglia danno rendite sicure"

Dopo aver rivisto in sogno il compagno Berto, l'impiegato torna a vivere i panni di suo padre, tutto preso ad accumulare denaro e affetti, anche se il rapporto con la moglie mostra incrinature ("si discute", "ci sono distante"); si parla della moglie ma la "lei che si arrende più tardi" è più probabilmente una prostituta, con tanto di protettore ("uno più magro"). Il protettore si fa avanti, con la valigia della donna e due passaporti (presumibilmente falsi). L'impiegato, ora uomo di potere, chiede al commissario di fare in modo che l'amante/prostituta venga liberata dal suo protettore, anzi lo esige. E subito compare un foglio di via nelle mani dell'uomo magro, oltre ai soldi che l'impiegato ha dovuto pagargli ("una valigia di ciondoli").

"Non ha più la faccia del suo primo hashish
è il mio ultimo figlio, il meno voluto"

La scena cambia ancora, ma si resta in famiglia. Si parla dell'ultimo figlio, il meno voluto e quindi il meno seguito e curato dal padre. Ora invecchiato e succube della dipendenza da droga, forse perchè abbandonato dal padre, non è più in grado di reagire nemmeno quando "cade", vittima di qualche sopruso. Si può anche ipotizzare che quest'ultimo figlio sia l'impiegato stesso (che fin qui nel sogno ha impersonato il padre) e che l'assuefazione da hashish non sia altro che l'assuefazione alla realtà disegnata dal potere. Gli alibi, il Guttuso da autenticare, il letto che si infiamma... altro che sogni ad occhi aperti, questi sono incubi! E infatti l'impiegato si sveglia tutto sudato, manda il giudice a quel paese e gli promette di andarlo a trovare fuori dal sogno. Così le note del disco: "Ha capito che in qualunque modo è un uomo finito, senza nessuna possibilità di recupero, che i suoi gesti saranno sempre individualisti, tesi al proprio bisogno personale e che salendo la scala del potere non si sfugge comunque alla propria condizione di isolamento, d'angoscia. La bomba che nel sogno era stata gettata con forza, con rabbia, per vendetta, ora, nella realtà, diventa un momento di ebbrezza e, ovviamente, lucidità".

Immagine dell'utente Caligola | 35 Punti
19 reazioni a questo significato
Immagine dell'utente Cassiopea

Molto bella, ben fatta e interessante

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