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Il testo della canzone, scritto con Massimo Bubola, racconta, con uno stratagemma comunicativo ad effetto, una storia straziante. Tratta, infatti, di un amore perso nella Grande guerra, “ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia”.
Protagonista dello strazio è Andrea, il cui amore “riccioli neri” (la perla più rara) diventa un dolore (la perla più scura). Ciò avviene a seguito della comunicazione della morte in battaglia di “riccioli neri”, mediante un foglio con firma d'oro, firma di re.
Per il dolore insopportabile Andrea, come impazzito, cerca un conforto (...raccoglieva violette...) che non riesce a trovare. Mentre in preda alla disperazione sta gettando nel pozzo i riccioli neri lasciategli dal suo uomo prima di partire per il fronte, “il secchio” (un qualcuno impersonale che conosce il fondo del fondo) LO avverte di cosa significhi quel salto definitivo, nel pozzo reale o in quello metaforico dell'animo umano ferito e disperato: un passaggio senza ritorno, verso la morte o la pazzia perenne.
Solo a questo punto l'ascoltatore (questo lo stratagemma narrativo) si rende conto trattarsi di un legame omosessuale.
La scelta del nome del protagonista è, infatti, volutamente “ambigua”. Andrea può essere declinato sia al maschile che al femminile, perciò l'ascoltatore, istintivamente, si immedesima in una storia tragica, che crede conseguente alla perdita di un amore “normale” da parte di una donna il cui compagno era in guerra. E' scontato che nella Prima guerra mondiale solo gli uomini combattessero.
Ma quando Andrea, in preda allo sconforto, si reca al pozzo, il secchio si rivolge a LUI (gli disse) come maschio. E' solo a questo punto che l'ascoltatore, immedesimatosi nella storia tragicamente finita di un amore che crede "comune" e "normale", capisce trattarsi di un legame omosessuale, senza poterlo più considerare diverso (neanche nella disperazione) da quello eterosessuale.