Nel blu dipinto di blu, altrimenti conosciuta come Volare (grazie al famoso ritornello con cui è conosciuta soprattutto fuori dall'Italia) è un brano presentato nel 1958 da Domenico Modugno e Johnny Dorelli.

Scritto dal paroliere Franco Migliacci che, dopo altre versioni, confessò essersi ispirato a un incubo notturno e a un'idea avuta l'anno precedente (1957): tingersi mani e faccia di blu per confondersi e sparire nel cielo.
Un'altra versione collega invece la canzone a "un temporale, di una folata di vento". Fonte

Un'idea comunque che piacque fin da subito moltissimo a Modugno e su cui poi si snocciolò l'intero testo. 
Da questo punto di vista Migliacci ha dichiarato:

Tante informazioni sul brano, sulla sua storia e sui protagonisti le potete trovare qui.
Si tratta di una canzone su cui è stata fatta una buona ricostruzione storica, sia perchè estremamente famosa in Italia, sia perchè si tratta di una delle canzoni italiane più conosciute anche all'estero. Fu infatti insignita " due Grammy Awards, uno come disco dell’anno e uno come canzone dell’anno 1958". Fonte.

Dal punto di vista del suo significato, trovo interessante come la canzone si muova su due livelli: una prima parte del brano parla della volontà di ascesa, di nascondersi nel cielo, di confondersi con il blu, mentre una seconda rintraccia il blu negli occhi dell'amata e quella particolarissima evasione dettata dal ritornello Volare si ripiega in un viaggio 'quaggiù' dato dal perdersi nello sguardo di una donna. 

Sotto questo profilo l'incredibile slancio di libertà che ritrovo nel volersi fondere col cielo, metafora dell'infinito trova qui da contrappunto l'amore, altrettanto infinito e vertiginoso.