Richiesto da Lud
Pubblicato 26 settembre 2014
Ultima interpretazione 27 febbraio 2023
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Luci a San Siro è un racconto che sa di nostalgia, freddo, calcio e nebbia. Luci a San Siro è l'aria che si respira di inverno a Milano anche oggi. Un cielo grigio fatto di sogni e cinismo. Nello specifico è il racconto forse autobiografico di Vecchioni stesso. È il racconto di un autore di canzoni al quale vengono fatte richieste di scrivere le classiche canzoni che possiedono un appeal commerciale. Parlare di amore di donne. L'autore risponde che se per parlare di una donna può parlare solo di una donna. Quella che ha profondamente amato. Poi l'autore si perde per l'appunto nella descrizione di questo amore consumato e probabilmente non corrisposto ("non importa se lei c'è stata o non c'è stata non ci importa" gli rispondoni i suoi promotori). Nel raccontare tutto ciò Vecchioni utilizza immagini poetiche che rimandano a questo amore perduto e allo stesso tempo incrocia l'amarezza di un mondo musicale che gli chiede di scrivere canzoni non per sentimento ma per fare danè. All'interno del testo e della musica si sente tutto il carico di nostalgia ("milano ridammi indietro la mia seicento, i miei ventanni e la ragazza che tu sai") e allo stesso tempo quella nota di concretezza mista ad amarezza e a rassegnazione dell'età adulta ("Milano scusa stavo scherzando, luci a San Siro non ne riaccenderanno più").
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San Siro a Milano è/era un classico luogo da rapporti clandestini - prostituzione. 'Luci a San Siro' è una elegia di un amore impossibile e sofferto (probabilmente proprio 'a pagamento'), la cui versione originale non censurata proponeva 'tra le sue gambe' piuttosto che il più riverente 'tra le sue braccia' , e un 'parli di sesso, prostituzione..' piuttosto che 'parli di donne, da buon costume'. Vecchioni approfitta del clima nostalgico per inserirvi una aspra polemica contro la critica musicale del tempo, nonostante siano i sentimenti a prevalere (ed è anche questa la grandezza del testo). Tra le altre cose, è anche particolare pensare che sia spesso interpretato come un inno romantico su Milano, anche se in realtà la città viene praticamente citata solo in accezioni negative (''fa tanto freddo e schifo, e non ne posso più'): in realtà è proprio la confidenzialità dell'autore in un dialogo immaginario con la sua città che ce la fa rendere così vicina e amabile, e poterne quasi scrutare in quella sua nebbia i nostri ricordi e rimpianti.
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Hanno ragione, hanno ragione
mi han detto è vecchio tutto quello che lei fa
parli di donne da buoncostume
di questo han voglia se non l'ha capito già
e che gli dico? guardi non posso
io quando ho amato, ho amato dentro gli occhi suoi
magari anche fra le sue braccia
ma ho sempre pianto per la sua felicità
Luci a San Siro di quella sera
che c'è di strano siamo stati tutti là
ricordi il gioco dentro la nebbia
tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là
ma stai barando, tu stai gridando
così non vale è troppo facile così
trovarti, amarti, giocare il tempo
sull'erba morta con il freddo che fa qui
Ma il tempo emigra, mi han messo in mezzo
non son capace più di dire un solo no
ti vedo e a volte ti vorrei dire
ma questa gente introno a noi che cosa fa
fa la mia vita, fa la tua vita
tanto doveva prima o poi finire lì
ridevi e forse avevi un fiore
non ti ho capita, non mi hai capito mai
Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni
che più ne scrivi più sei bravo e fai dané
tanto che importa a chi le ascolta
se lei c'è stata o non c'è stata e lei chi è
fatti pagare, fatti valere
più abbassi il capo e più ti dicono di sì
e se hai le mani sporche che importa
tienile chiuse nessuno lo saprà
Milano mia portami via
fa tanto freddo e schifo e non ne posso più
facciamo un cambio prenditi pure quel po' di soldi
quel po' di celebrità
ma dammi indietro la mia seicento
i miei vent'anni ed una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando
luci a San Siro non ne accenderanno più
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