Luci a san siro, significato

di Roberto Vecchioni
Significato della canzone Luci a san siro di Roberto Vecchioni
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Luci a San Siro è un racconto che sa di nostalgia, freddo, calcio e nebbia. Luci a San Siro è l'aria che si respira di inverno a Milano anche oggi. Un cielo grigio fatto di sogni e cinismo. Nello specifico è il racconto forse autobiografico di Vecchioni stesso. È il racconto di un autore di canzoni al quale vengono fatte richieste di scrivere le classiche canzoni che possiedono un appeal commerciale. Parlare di amore di donne. L'autore risponde che se per parlare di una donna può parlare solo di una donna. Quella che ha profondamente amato. Poi l'autore si perde per l'appunto nella descrizione di questo amore consumato e probabilmente non corrisposto ("non importa se lei c'è stata o non c'è stata non ci importa" gli rispondoni i suoi promotori). Nel raccontare tutto ciò Vecchioni utilizza immagini poetiche che rimandano a questo amore perduto e allo stesso tempo incrocia l'amarezza di un mondo musicale che gli chiede di scrivere canzoni non per sentimento ma per fare danè. All'interno del testo e della musica si sente tutto il carico di nostalgia ("milano ridammi indietro la mia seicento, i miei ventanni e la ragazza che tu sai") e allo stesso tempo quella nota di concretezza mista ad amarezza e a rassegnazione dell'età adulta ("Milano scusa stavo scherzando, luci a San Siro non ne riaccenderanno più").

Immagine dell'utente Lisa | 22 Punti
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San Siro a Milano è/era un classico luogo da rapporti clandestini - prostituzione. 'Luci a San Siro' è una elegia di un amore impossibile e sofferto (probabilmente proprio 'a pagamento'), la cui versione originale non censurata proponeva 'tra le sue gambe' piuttosto che il più riverente 'tra le sue braccia' , e un 'parli di sesso, prostituzione..' piuttosto che 'parli di donne, da buon costume'. Vecchioni approfitta del clima nostalgico per inserirvi una aspra polemica contro la critica musicale del tempo, nonostante siano i sentimenti a prevalere (ed è anche questa la grandezza del testo). Tra le altre cose, è anche particolare pensare che sia spesso interpretato come un inno romantico su Milano, anche se in realtà la città viene praticamente citata solo in accezioni negative (''fa tanto freddo e schifo, e non ne posso più'): in realtà è proprio la confidenzialità dell'autore in un dialogo immaginario con la sua città che ce la fa rendere così vicina e amabile, e poterne quasi scrutare in quella sua nebbia i nostri ricordi e rimpianti.

Immagine dell'utente Fabrizio Pugliares | 5 Punti
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Immagine dell'utente Radio

Sì parla di significato e qui per me viene colto in pieno.

Immagine dell'utente Battista

Canzone struggente,se ne coglie tutto il significato,di sofferenza, di nostalgia,per la storia e per i vent'anni che non ci sono più

Riflessioni…

Mi sono sempre chiesto se è vera che questa interpretazione del finale è autobiografica…
Vecchioni scrisse questa canzone nel 1971 e quindi a 28 anni…
Come poteva avere già nostalgia di una giovinezza finita (Luci a San Siro non ne accenderanno più)?!?…
“Sotto” deve esserci qualcosa che non ho mai capito e forse mai capiremo, ma un’allusione al padre come quella, “decisamente più palese”, de “L’uomo che si gioca il cielo a dadi” (peraltro appartenente allo stesso “album”), forse mi sembrerebbe più coerente a tutto il contesto…
Dunque vedrei tutto l’insieme su due piani distinti (magari controversi!?): una prima parte autobiografica e una seconda “irrisolta”…
Immagine dell'utente Piererminio | 1 Punti
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