Il gorilla, significato

di Fabrizio De Andrè
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La versione originale di questa canzone, riproposta da Fabrizio De Andrè nel 1968 e contenuta in Vol. III, è di George Brassens (Le gorille), noto chansonnier francese che la scrisse nel 1952.

La canzone di Brassens si rifà alle 'canzonacce' da osteria e per un certo periodo fu il brano più censurato in Francia. Fu tuttavia lo stesso Brassens a censurarsi per primo, omettendo la frase a chiusa della canzone contenuta nella prima stesura del testo, che era dichiaratamente contro giudici e magistrati.
(Fonte)

La traduzione che ne fece De Andrè fu commentata molti anni dopo (1993) dallo stesso con queste parole:

Brassens la scrisse a ghigliottina funzionante. Cela un significato molto profondo sulla ingiustizia della pena di morte. La sentenza ingiusta, se una persona è in vita, si può sempre modificare, ma se la persona viene punita con la pena di morte, non è più possibile.

(Fonte)

Mi piace molto la lettura che ne ha dato Luigi Viva nel suo Falegname di parole. Le canzoni e la musica di Fabrizio De Andrè, dove sottolinea come qui De Andrè/Brassens "metta a nudo l'uomo, l'animale, confondendone i ruoli", (p.64)

Tutta la canzone è percorsa da un fortissimo senso di ironia e sarcasmo, adoperati come strumenti rivelatori di iniquità e votati a sottolineare le ipocrisia della società: "la differenza fra idea e azione".

Ribaltando la dinamica tra vittima e carnefice, tra giudicato e giudicante, la canzone a mio giudizio vuole essere un dito puntato contro le disuguaglianze che nella magistratura si perpetuano, un continuo crescendo che nella comicità della situazione descritta culmina coi versi finali, particolarmente chiari:

dirò soltanto che sul più bello
dello spiacevole e cupo dramma
piangeva il giudice come un vitello
negli intervalli gridava mamma

gridava mamma come quel tale
cui il giorno prima come ad un pollo
con una sentenza un po' originale
aveva fatto tagliare il collo.


Il gorilla, rinchiuso in una gabbia e posto alla gogna pubblica, diventa qui una sorta di giustiziere, in grado di ridefinire gli equilibri e ribaltare le figure in gioco, rivelando in questo modo le ipocrisie appena celate su cui si poggia il sistema.
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A parte che una prima versione di questa canzone risale agli anni '40 ( la musica originaria accompagnava un testo surreale, La ligne brisée: "Sur la sécante improvisée /D'une demi-sphère céleste /Une longue ligne brisée ..." vedi Canzoni contro la guerra) Brassens non fu mai un astratto "antistema". I suoi strali erano sempre ben indirizzati. Inoltre, l'ultima strofa non fu mai nemmeno incisa ma non per autocensura, semplicemente perché del tutto superflua, una coda moralistica e inutile. Brassens era un maestro del togliere, non dell'accumulare.

Il gorilla era un negro in gabbia
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