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Un testo dal significato molto forte, per un video che esce in un periodo in cui la questione dei maltrattamenti, sotto varie forme, nei confronti della donna sono venuti allo scoperto e diventati notizia quotidiana. A questo si aggiunge un titolo tutt’altro che sottotono, tanto da aver diviso la critica perchè c'è chi accusa Levante di blasfemia.
Su questo la cantante afferma: “non ci si può fermare al titolo e pensare, come qualcuno mi ha scritto sui social, che sono blasfema. Ma purtroppo alcune radio hanno deciso di non passarla perché trovano il testo troppo impegnativo. Peccato, un’occasione persa”.
(fonte: https://www.musicaccia.com/news/levante-laccusa-blasfemia-in-gesu-cristo-sono-io/)
Il tema della risurrezione mi sembra quello più centrale.
L’idea che Levante abbia qui accostato la figura di Gesù Cristo in croce alla donna maltrattata mi sembra molto intensa, in qualche modo un importante segnale da parte della musica italiana di non voler soprassedere sui fatti di cronaca che imperano in Italia (e non solo, purtroppo) in questo periodo, ma di voler diventare momento di denuncia e di riflessione.
Questo è, credo, utile, anche alla luce della possibilità che una canzone ha di essere trasversale e di raggiungere un pubblico ampio, soprattutto per una cantautrice come Levante che ha scelto di non produrre musica di nicchia, ma di essere piuttosto mainstream.
Interessante poi secondo me il ribaltamento, nonostante l’accostamento tra Gesù Cristo e la donna che affiora dal titolo.
Ribaltamento perchè qui abbiamo una figura femminile che riesce a risorgere proprio perchè trova la forza per denunciare e fuggire dalla croce.
Diversamente da Gesù che consuma tutto il suo sacrificio prima di risorgere, qui l’invito a gran voce mi sembra sia proprio quello di sottrarsi a questa sovrapposizione e a non identificare l’amore con il sacrificio stesso.
Il Cristo-Donna qui non si genuflette, ma si ribella.
Si ribella a un’interpetazione della violenza insita nel sacrificio come l’unica chiave di lettura di un rapporto. E conseguentemente a conferire al sacrificio della proprio dignità e della proprio interezza come persona una dimensione giusta e socialmente accettata.
GESÙ CRISTO SONO IO è stata scritta molto prima che scattassi questa foto eppure lungo tutto il brano è come se la donna di cui parlo stesse davvero spalle al muro, a testa bassa a fare i conti con un rapporto malato in cui mai avrebbe pensato di ritrovarsi. Racconto un microcosmo (il rapporto tra due amanti... che si trasformano in vittima e carnefice) che in verità è solo il riflesso di un macrocosmo che usa ancora, in questi tempi sempre meno moderni, trattare la donna come un essere inferiore.
Gesù cristo sono io è il percorso di una donna che, attraversando una strada buia, si ritrova nei panni di un Cristo... e risorge.
Non tappatevi le orecchie quando la verità grida più forte che mai.
questo dichiara Levante sulla sua pagina fb, in concomitanza dell’uscita del video di Gesù Cristo sono io e ancora, in un’altra intervista si legge:
In "Gesù Cristo sono io" racconto un microcosmo (il rapporto tra due amanti... che si trasformano in vittima e carnefice) che in verità è solo il riflesso di un macrocosmo che usa ancora, in questi tempi sempre meno moderni, trattare la donna come un essere inferiore. Gesù cristo sono io è il percorso di una donna che, attraversando una strada buia, si ritrova nei panni di un Cristo... e risorge.
Anche il video (girato a Cinecittà) la mostra come in una gabbia. Levante, intrappolata nel backstage che qui acquisisce le sembianze di un labirinto, marcia. Ed è una marcia che inizialmente sembra una fuga e solo, strada facendo e grazie alle molte donne che iniziano ad affiancarla, prende la forma di una manifestazione.
E' d'altro canto uscito proprio nel giorno della Manifestazione per i diritti della donna che si è tenuta il 25 novembre a Roma, a conferma del suo pieno sostegno in questa direzione, reso a mio giudizio anche attraverso le immagini.
Una canzone che nel complesso infonde speranza, che le cose possano cambiare, sia dal lato femminile che da quello maschile. In particolare, nell'urlare con toni rockeggianti Levante fa capire che spetta pure alla donna di riscattare con le proprie mani certe situazioni, a cominciare dal silenzio in cui purtroppo tantissimi episodi di violenza cadono, per vergogna o senso di colpa. Non a caso il riferimento religioso a mio giudizio potrebbe voler mettere anche un grande punto di domanda nei confronti di una certa morale, che spinge a cercare nelle vittime la responsabilità di violenze subite.
Le parole che Levante adopera, poi, per il riferimento alle spine, come al sangue, mi hanno evocato alcune processioni, che nella Sicilia che ha dato i natali alla Cantautrice sono ancora molto presenti. Ancora una suggestione, dunque, che richiama al legame tra religione, morale e sacrificio e che per certi aspetti ha un sapore fortemente nazional-popolare.
