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La storia di un re a puttane
Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers racconta la storia di un re che, tornato dalla battaglia, incontra una giovane donna molto bella.Il re decide di approcciarsi alla donna e di fargli la corte.La donna si concede per grande gioia del cavaliere. Alla fine della canzone c'è il colpo di scena. La donna non è una donna qualunque, bensì una meretrice e chiede i soldi al sire. Quest'ultimo scoperto il fatto di aver appena copulato con una prostituta finge grande scandalo e invece che pagare fugge via in fuga dall'imbarazzante situazione. La canzone adotta volutamente un tenore aulico al fine di deridere ancor meglio la situazione descritta.
Questa canzone come l'altra canzone fanullone è stata scritta con Paolo Villaggio.
Altre fonti
Su internet vi si trovano numerosi fonti che spiegano più nel dettaglio la canzone. Il principale è Antiwar Songs che come al solito fa un ottimo lavoro quando si tratta di canzoni con temi politici e di guerra. Come anche nell'altra canzone della coppia De Andrè Villaggio (fanullone), gli autori di questo sito si soffermano ampiamente e soprattutto sulla componente politica e di significato sociale rispetto alla canzone.
Carlo Martello, figura di spicco della dinastia carolingia, fu il primo re franco a subentrare ai merovingi. Mi sembra interessante a proposito di questo personaggio storico notare che egli non era davvero re, al tempo della battaglia di Poitier il re era ancora Enrico III, ma Carlo Martello, detto così proprio per il riferimento a Marte, era "re di fatto", pur tuttavia non avendone il diritto sotto il profilo giuridico. Rispetto i toni molto canzonatori del monarca che De Andrè adopera, mi piace allora sottolineare come a tutti gli effetti al tempo della famosissima battaglia di Poitier, quando cioè Carlo Martello interruppe l'avanzata degli arabi (i mori di cui si parla nel testo) egli era in realtà solo fintamente re, come a sottolineare in modo doppiamente ironico la natura posticcia del protagonista
Carlo Martello, recupata la funzione di maestro di palazzo presso i re merovingi dopo una guerra familiare successiva al fallito tentativo di "golpe" di Grimoaldo che aveva indebolito i pipinidi, mosse guerra i regni vicini conquistando aquitania e provenza e arrestando l'avanzata degli arabi (Poitiers, 732). Come maestro di palazzo esercitò una funzione "quasi regale" ma non fu mai riconosciuto come re. Fu Pipino III (detto "il breve", padre di Carlo Magno) a spodestare l'ultimo re merovingio, Childerico III, grazie anche al sostegno del Papa (novembre 751).