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L'intero album è una vicenda alquanto complessa che è valsa anche una controversia legale tra la Bertè e Renato Zero, tant'è che fu pubblicato ben tre volte, la prima delle quali nel 1997.
Zona venerdì, come l'intero album, è il primo lavoro della Bertè dopo la morte della sorella Mia Martini, cui è dedicato questo lavoro. In particolare la Bertè ha dichiarato che:
"Il titolo Zona Venerdi è perchè il 15 maggio del 1995 era un venerdi..e fu il giorno nel quale fu ritrovata Mimì (Mia Martini) morta da sola in casa".
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In un'intervista la Bertè ha poi commentato quella notte con queste parole:
"Dov’era quel cazzo di venerdì? Aveva da fare? Era troppo impegnato? Da quel giorno ho litigato con la vita e non ci ho ancora fatto pace. Mimì la sento sempre con me e non è vero che il tempo cancelli il dolore, anzi lo aumenta. È come se fosse successo ieri. Mi chiusi in casa. Tre anni a guardare un soffitto. Ne uscii grazie a De André" che conobbe grazie a Dori Ghezzi. Loredana ricorda tutto di quel 12 maggio del '95: "Sto guardando la tv, vedo Mara Venier che piange. Cambio canale. Una foto di Mimì. Poi squilla il telefono. È Renatino (Renato Zero). Mi dice: 'Spegni tutto, sto arrivando'. Credo fosse teletrasportato, fu lì in cinque minuti. E Mimì se ne era andata per sempre. In quella casa schifosa che gli aveva trovato suo padre, con gli scatoloni nell’angolo e il materasso per terra. Che peccato. Che dolore". Fonte
Si tratta di una canzone d'amore, di un amore particolarissimo che è quello descritto dalla sorellanza. Qui Loredana canta la sua impotenza di fronte alla morte di Mia Martini e conoscendo l'antefatto che ha costituito il motore di questo testo, il significato mi sembra piuttosto chiaro:
in una sera, una sera di maggio
amore mio,
sera che non hai pianto
l'ho fatto io.
In una sera, una sera gigante
che ho perso io.
Una sera importante
anche per Dio...
E ancora in questi versi si può rintracciare il rapporto controverso tra le due sorelle, il fortissimo sentimento ("amore mio") e il gesto estremo di porre fine alla propria vita, un gesto che necessita di un coraggio estraneo persino a Dio:
se poi la vita è solo una,
allora fa paura!
Nè saluti nè baci
però ci siamo incazzati!
E come è bella la vita
lo vedi, lo vedi!
Da quella sera, una sera di maggio
amore mio,
ma quanto coraggio,
neanche Dio...
Ma è al contempo un amore universale quello che in Zona Venerdì è cantato. Mi ricordo quando uscì l'album e io, adolescente, ascoltavo profondamente coinvolta questo brano riconoscendone una sfumatura del sentimento particolarissima.
La sensazione di avere vissuto qualcosa di molto bello e molto controverso, il freddo lasciato dal vedere questo qualcosa allontanarsi. Sentirsi in bilico, sapere che il dolore sarà (ed è già) lacerante. La consapevolezza che comunque la vita è comunque bella. Un'esortazione ai limiti del sarcastico, affinchè l'altr* rinunci ad andarsene, da un lato, ma anche il tentativo estremo di convincersi che comunque l'esistenza prosegue e non è poi così male.
E infine la percezione che di fronte a tutto ciò siamo semplicemente inermi.