Richiesto da Ingiz
Pubblicato 30 giugno 2017
Ultima interpretazione 30 giugno 2017
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Espressione di una vera e propria filosofia di vita (fonte: http://www.marcoliberti.it/article-tutto-il-resto-e-noia-la-filosofia-di-vita-del-califfo-106418845.html) che pare abbia ispirato profondamente l’intera sua vita sentimentale, la canzone è incisa nel 1977 (Ricordi) su musica di Francesco (in arte Frank) Del Giudice.
Sono anni in cui il tema dell’amore che sfiorisce ritorna nel panorama del cantautorato italiano, si pensi a La canzone dell’amore perduto di De Andrè che è solo di tre anni precedente (1974) ed affronta con toni analoghi la fine dell’entusiasmo per una relazione (ricordi, sbocciavan le viole.. vs l’amore che strappa i capelli è perduto ormai… ). L’escalation passionale e il suo essere destinata ad affievolirsi nei ritmi della consuetudine quotidiana fanno dunque da filo rosso a questo testo che è una tappa importante ne percorso di affermazione di Califano quale cantante. Il significato sembra dunque indubbio: l’attesa, la trepidazione dei primi istanti, dell’incertezza rispetto alla partner (non si sa, infatti se sarà solo un’avventura), lasciano presto il posto alla consuetudine, all’abitudine, alla noia, come se nella relazione amorosa solo le prime fasi di corteggiamento costituissero la parte più gioiosa.
L’amore in senso pieno lascia qui il posto a un genealogia della passione, in un periodo storico (l’Italia degli anni ’70) dove nuovi modelli relazionali si stavano, più o meno timidamente, imponendo sui codici della tradizione. Da questo punto di vista, per comprendere appieno il significato di canzoni come questa, vale la pena dare un’occhiata ai documentari di Comencini, che testimoniano proprio il lento mutamento cui era sottoposto il nostro Paese in quel periodo, diviso tra rivisitazione dei modelli, femminismo, rivoluzione sessuale e gli usi e costumi degli italiani. Ed è in questo contesto che le parole di Califano risultano tutt’altro che scontate (come potrebbe apparire ad un ascoltatore di oggi), perchè emerge, seppure tra le righe, la denuncia della noia che sottostà a costruzioni stabili come il matrimonio su cui si fondava la società.
Va poi ricordato che il bambino ritratto sulla copertina dell’album (album che ha peraltro lo stesso titolo) è Eros Turatello, figlio del boss della malavita milanese Francis Turatello, di cui Califano fu grande amico (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Tutto_il_resto_%C3%A8_noia)
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