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Questa canzone parla di follia. Sergio è matto, è un matto poetico ma il significato di questa canzone secondo me, al di là della poesia, è triste e crudo perchè porta in primo piano uno dei grandi problema che la società italiana (almeno.. non mi permetto di dire nulla delle altre, perchè non saprei) non ha mai risolto e spesso, spessissimo, ha finto di trattare.
Sergio descrive con parole molto semplici e chiare la condizione di chi vede il mondo a rovescio ed è considerato borderline da tutti gli altri.
Di chi ha visioni percezioni diverse della realtà e per questo viene costretto all’interno di un percorso di medicalizzazione che lo priva della dignità di essere umano.
Ora, non voglio entrare in modalità polemica, così come non voglio trovarmi a difendere a spada tratta la 180, o tutte le lotte e le idee dei Basaglia, che nel tempo e nella pratica hanno poi purtroppo incontrato anche i loro limiti teorici.
Ma di certo questo testo ha il potere di riportare alla memoria (almeno a me) che cosa erano i manicomi e cosa può voler dire per una persona essere sottratta alla vita e però ad un tempo sapersi, in qualche modo, vivo.
E quello che trovo soprattutto molto forte a livello di significato che questa lettura della malattia mentale porta in primo piano è il parlare di medici dove la cura non esiste, dove (almeno e, dico, limitatamente a quanto descritto qui) il problema non è la salute, o questioni di ordine pubblico ma la morale.
L’imbarazzo che persone come Sergio possono generare nella società civile dei benpensanti e delle persone educate a comportarsi a modo. L’imbarazzo per un senso del pudore differente, o per un essere umano che è gettato nella confusione e in quanto tale, probabilmente, sfugge alle logiche di controllo che le istituzioni tanto favoriscono.
Sappiamo che la malattia mentale è un fattore complessissimo e non ho certo la pretesa, qui, di trovare una soluzione ingenua di semplice denuncia o negazione dei sistemi in vigore per affrontarla.
Mi piace pensare però che possano esserci degli spunti di riflessione intorno a questo tema, che spesso ci tocca più da vicino di quanto pensiamo.
In fondo il tentativo di isolare e contenere Sergio qui descritta (sorvegliare, oserei aggiungere appellandomi a Foucault) altro non è che un modello che persegue l'annientamento di qualsiasi persona che sfugge alla capacità di previsione e togliercela da davanti agli occhi, attraverso un processo di rimozione che ci permette di vivere allegri e felici come se nulla fosse, perchè il problema non è più sotto mano.
Ma la grande amarezza arriva dritta al cuore dalle parole di Sergio che ci dice fin dall’inizio che lui stupido non lo è mica e invece capisce tutto quello che sta avvenendo, anche se forse il suo linguaggio espressivo segue dei codici che ci sfuggono.
E non è un caso secondo me che qui scappi pure un’invocazione a a Gesù Cristo, che in fondo con gli occhi del tempo altro poteva sembrare - pure lui - che un matto.
Io credo parli di transessualità.