Richiesto da Ingiz
Pubblicato 23 agosto 2017
Ultima interpretazione 23 agosto 2017
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Questo brano è contenuto nell’album Montgolfiers, il primo di Gian Maria Testa, uscito nel 1995, quando in Italia era ancora uno sconosciuto ma, grazie a una produttrice francese, iniziò a farsi apprezzare in Francia.
Il significato di questo brano secondo me gioca sul piano metaforico, nel paradosso che schiaccia la nostra immagine di mare e cielo come due elementi liberi e il suo immaginarli, invece, come dice egli stesso, prigionieri.
Come se l’andare e venire, il continuo migrare di cui si fanno simbolo, niente non sia se non frutto di una necessità, che li inchioda al ripetere ogni volta lo stesso schema, che le costringe a riproporre il medesimo disegno.
Poche le parole qui, quasi a voler essere ancora più incisivo.
Le sere descritte dal cantautore è a questo che richiamano, a quel ritornare costantemente sugli stessi ritmi e cadenze, forse la descrizione di un andare di bar in bar sotto le luci della provincia che tanto mi ricorda i sapori al centro de Il vino, di Piero Ciampi, non a caso magistralmente interpretata da Testa. Come le onde del mare appare però influenzata da toni decisamente più scanzonati grazie ai toni dell’ampia parte strumentale.
Qui ve ne propongo una versione che a me personalmente commuove:
Oppure Gianmaria Testa sta semplicemente cantando l’andare di esperienza in esperienza, consumando così pezzi di vita, quasi a credere che ciascuna tappa sarà abbastanza per svoltare, ma senza vedere che è invece solo un’onda tra le altre onde del mare.
E’ una canzone che sa di costrizione, di rassegnazione di fronte a un qualcosa di inesorabile. La consapevolezza di questa prigionia che ci vede inermi, di fronte alla quale possiamo solo limitarci a osservarne alcune superficiali sfumature che a tratti, forse, ce la rendono pure bella.
Le sfumature di un sole che tramonta sul mare, le stelle che si affacciano con la notte e si riflettono sulla superficie cristallina e persino le onde sono i volti della malinconia, di un cambiamento quasi solo apparente tanto è lento e noi, tutti, rimaniamo ammaliati da questo spettacolo senza coglierne la sua profonda e intima tristezza.
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