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fonte: http://www.rockshock.it/paolo-benvegnu-intervista-guida-ascolto-hermann/ Perché è tutto un fallimento, solo che per noi la parola fallimento ha un significato negativo. Cosa c’è di più naturale di correre, inciampare e cadere. Io non ci vedo una sconfitta. Poi Sartre è veramente un uomo del ’900, che ragiona per avamposti, che arriva ai limiti del sentire. Però era sempre ubriaco. Lui e Simone de Beauvoir, una coppia che, poiché si rendono conto della difficoltà personale ad arrivare ad un determinato sentire, cercano di percorre questa strada insieme. Ma per percorrerla insieme hanno bisogno di tradirsi ogni istante, tradire la loro unione ma contemporaneamente tradire anche se stessi, perché sono sempre ubriachi. Siamo nel ’900. L’uomo non ha più questo grandissimo senso di colpa, e comincia a tradirsi volontariamente per spiazzarsi. Ecco che la noia diventa sondabile, anche attraverso artifizi, l’alcool. La noia atavica è conosciuta, allora l’uomo cerca di essere sempre più veloce, sia nella comprensione che nella tecnologia. A quel punto la noia diventa uno strumento per questa velocità. Provocando un feedback meraviglioso dal punto di vista creativo. C’è stato tutto nel ’900, e soprattutto la negazione di ciò che è stato prima, però è sempre una volontà di conquista. E nella volontà di conquista non c’è abbraccio, perché c’è sempre la spada nel mezzo, c’è sempre la volontà di essere qualcosa di diverso da ciò che in realtà sei. Il ’900 è importantissimo, perché l’uomo ha imparato ad usare la noia come uno strumento di bellezza, quando prima era soltanto strumento di conquista. Sartre ne ha sedotti tanti. Perciò io ne comprendo il segno e lo accolgo, ma contemporaneamente non posso non pensare che sia una partenza sbagliata. La ragione per la quale per me Sarte è un mostro. Ha creato il mostro del ’900 e lo ha imposto ai tavolini del bar, e questo è interessante.