Canzone per francesco

Video per il significato della canzone Canzone per francesco di Roberto Vecchioni

Richiesto da Luca Ieffa

Pubblicato 30 novembre 2014

Ultima interpretazione 27 settembre 2022

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Significato più votato

E' un testo dedicato all'amico Francesco Guccini, per questo è disseminato di citazioni delle canzoni di Guccini.
"E Dio che è morto / Non è morto per tre giorni", è un palese riferimento a "Dio è morto".
"La rabbia un tempo la scandiva / Soltanto la locomotiva", si riferisce, ovviamente, a "La locomotiva".
"Spuntano a grappoli i poeti / Tutte le isole han trovato", sottile riferimento a una vecchia e poco nota canzone di Guccini (ispirata da Gozzano) "L'isola non trovata".
"Bologna è un vecchio / Che ripete la mia vita", riferimenti molteplici, in quanto Bologna compare in varie canzone di Guccini.

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Premetto non ho mai incontrato né Vecchioni, né Guccini che mi hanno spiegato questa canzone (anche perché penso che non lo farebbero), ho preso qualche spunto da alcune interviste, ma soprattutto è una mia interpretazione basata sulla conoscenza (questa sì) approfondita della discografia di Roberto e di Francesco e la parziale conoscenza delle loro biografie (da libri, articoli, interviste).
Quindi prendetela come mia e se piace, e convince, ok…
(metto le mie interpretazioni in corsivo nel testo della canzone)
Prima però una interpretazione generale della canzone.
E’ la riflessione di Vecchioni, attraverso la amicizia e le serate passate insieme, sul chiedersi di come sono cambiati i tempi rispetto gli anni del '68 e i primi anni settanta, in cui i sogni di cambiamento, contestazione e il senso sociale erano molto forti.
In tutto il testo Vecchioni cita canzoni di Guccini, utilizzandole come metafore, riferimenti o semplici ricordi.

______________________
Mi è andato il cane sotto un camion quella sera
Ho pianto come un vecchio sopra una bandiera
Se fosse stato un compagno basco avrei forse pianto di meno
Così dicevi e mi chiedevi: "Professore"

E’ Guccini che si rivolge a Vecchioni (professore di liceo) in una delle loro tante chiaccherate in trattoria

Dimmi se sono un qualunquista, un uomo ad ore

Guccini commenta se stesso chiedendosi se è “normale” soffrire di più della morte di una animale che di un “rivoluzinario” basco, un essere umano

Così dicevi e già nasceva mezzo sole

Conferma il fatto che è Guccini a parlare e che ormai è quasi l’alba, passando la notte in trattoria

E il giornalista in fondo è un modo di campare

Guccini commenta ulteriormente la sua condizione personale, citando il fatto che fa il giornalista. Guccini lo è stato per diversi anni prima di intraprendere la carriera di cantautore

E alla ragazza greca traducevi piano "Luci a San Siro"

Intanto nelle serate passate insieme, probabilmente Vecchioni ha intonato la sua “Luci a san Siro” e Guccini traduceva il testo ad una delle ragazze che stavano con loro al tavolo. Probabilmente era una esula del colpo di stato in Grecia dei primi anni ’70. “Luci a San Siro” è del 1971, in pieni anni della dittatura fascista in Grecia e gli esuli, soprattutto a Bologna erano diversi. Probabile quindi la presenza di una ragazza greca al loro tavolo in quegli anni.

Ma i ciarlatani sono troppi e non li fermi

Qui probabilmente si riferisce a due soggetti. Il primo è che sia Guccini, con la pubblicazione di “Stanze di Vita Quotidiana” aveva ricevuto molte critiche, musicali e non, dato che il disco era più interiorista e meno di contestazione come il precedente “Radici”, da cui la Locomotiva. E anche Vecchioni aveva avuto molte contestazioni sia sulle sue scelte musicali, “non molto schierate”, e anche il problema della denuncia per spaccio (di uno spinello) che lo portò in tribunale (fatto del 1977).

E Dio che è morto non è morto per tre giorni
La rabbia un tempo la scandiva soltanto la locomotiva
Tra i fiori rossi sulla strada

In questi tre versi  cominciano a discutere sul cambiamento del sentimento "rivoluzionario"  di “un tempo” (da qui la riflessione su come le cose stavano cambiando) che era molto diverso è che "oggi " (con riferimento agli anni in cui si ambienta principalmente la canzone, 1975-1979) si riduce a “tre fiori rossi” lasciati sulla strada, in onore e memoria dell’ennesima vittima del terrorismo, che sia Vecchioni che Guccini hanno sempre considerato una deriva negativa della contestazione sociale.

E contro il niente adesso parte
Ogni mezz'ora un volo charter
Itinerario di gran moda

Rincara la dose sul cambiamento “negativo” in atto, oltre alla deriva terrorista, paragona il fatto che il gesto “rivoluzionario” del ferroviere della Locomotiva, simbolo del gesto di rivolta verso una utopia, il vuoto, il niente, ma pur sempre un sogno, oggi questo vuoto è sostituito solo dalla meta turistica di gran moda, antitesi totale rispetto il senso del sociale, essendo la moda una uniformazione individuale dell’ego, basato sul consumismo.

E vorrei dirti: "Sbagli, guarda che t'inganni"
Loro han soltanto meno dubbi e meno anni

Però alle critiche di Guccini sul vuoto e la pochezza della attuale “gioventù” ormai distante dagli ideali del ’68, prova a rispondere Vecchioni, dicendo che forse i giovani di “oggi” hanno meno dubbi di loro quando erano ragazzi, ma soprattutto sono giovani e hanno quindi meno “coscienza”, avendo meno anni.

E intanto spuntano i tarocchi e giù frescate su Calvino
A questo punto il discorso al tavolo si fa “pesante” e quindi alla fine escono le carte e si gioca, spensierati. Vecchioni usa “tarocchi” per richiamare sia le carte da gioco della scopa (che vengono usate a volte per fare i tarocchi) come i tarocchi stessi perché in fondo si sta riflettendo sul passato, il presente e il futuro. Cita Calvino in quanto riferimento “colto” alla loro cultura, in fondo sono due “professori” con grande conoscenza di letteratura! e quindi "frescate", non più discorsi seri! anche se fatti su un grande autore della letteratura, quindi "frescate colte"!

E sui destini che si incrociano un po' male
E che si parte per vedersi ritornare

E seguono i discorsi su loro stessi, ricordando chi ha incrociato i loro destini (soprattutto nelle storie d’amore, sia Guccini che Vecchioni non hanno avuto molta fortuna nella loro gioventù, basti pensare a diverse loro canzoni) e chi se ne va per poi tornare, perché (forse) deluso dai sogni che rincorreva e che non si sono realizzati (anche qui tema molto presente nelle canzoni dei due).

E vorrei dirtelo ma in fondo cosa importa?
Ti ho visto peggio e già la so la tua risposta
Che non c'è niente che non passi e che non resti con il vino

E la conclusione, alla fine che ci importa di tutto questo? Si sono già visti in passato messi peggio, in fondo questa serata (nottata fino all’alba) la stanno passando giocando a carte, parlando e bevendo vino e sanno perfettamente, soprattutto Guccini che darà quella risposta ai problemi: "dopo una bella bevuta passa e risolve tutto!"

Ma coi ragazzi c'era un fatto personale
Non han capito chi ci marcia su e chi vale
La rabbia un tempo la scandiva soltanto la locomotiva
Gettata a sasso sulla strada

Però alla fine, probabilmente in una pausa di silenzio ritorna il pensiero precedente, la questione DEVE essere risolta , è un fatto personale (e qui forse si riferisce al fatto che Vecchioni ci ha che fare con i ragazzi essendo professore di liceo, già dal 1974) e con lui la malinconia… e il non capire più chi veramente ancora ci crede (chi vale)  e chi invece lo fa perché le conviene (chi ci marcia ). In quegli anni si pensava veramente che la “sinistra” potesse andare al governo e che essere di “sinistra” quindi conveniva… e quindi, e ritorna, il ricordo della contestazione di una volta rappresentata dalla “Locomotiva”, che alla fine si è convertita negli scontri di piazza, rappresentati dai sassi lanciati (i famosi “sanpietrini”) fine a sé stessi. Ricordiamo che nel marzo del 1977 Bologna fu teatro di uno dei più grandi scontri di piazza che finirono, oltre che con la morte di Francesco Lo Russo, con l’intervento dei carri armati dell’esercito (che seguì un concerto in ricordo di Lorusso in cui partecipò Vecchioni e fu fortemente contestato).
Credo proprio che con questo semplice verso Vecchioni ha voluto ricordare questi fatti come sconfitta del pensiero “rivoluzionario” (e di fatto segnarono una svolta quasi definitiva del movimento extraparlamentare).

Adesso è giorno di mercato, spuntano a grappoli i poeti
Tutte le isole han trovato

E dopo tutto questo, il ’68, i loro sogni, ci si è ridotti al “giorno di mercato”. Anche qui nei due sensi, da una parte il “vero mercato” simbolo del consumismo in contrapposizione del senso di comunità e uguaglianza sociale, dall’altra che tutti si ergono come “leader” , e quegli anni veramente tutti dicevano tutto e tutti pensavano di aver ragione e di avere la soluzione, rappresentata dal fatto che “dichiarano” di aver trovato l’isola non trovata, che nella canzone di Guccini rappresenta proprio la ricerca della “verità”, che mai però può essere trovata sul serio (qui il richiamo a “chi ci marcia” del verso precedente).

E non c'è niente che non passi con il vino
Anche Susanna e andata su per il camino
E noi vediamo un po' di alzarci
Perché è l'ora, perché è tardi
A ciucche dure finiremo per capire
Come si vive e ci potremo divertire

Ma l’alba è ormai arrivata (come canta nei primi versi), torna la consapevolezza che una buona bevuta cancella tutto, anche i ricordi (Susanna, anche se non ho trovato riferimenti specifici), il cui ricordo però è doloroso ricordando persino “i camini di Auschwitz” citando la canzone di Guccini. Ma, credo che qui si possa più riferire alla canzone come rappresentativa del loro tempo passato (infatti Auschwitz è del 1966!) e quindi (forse) ad un vecchio amore di Guccini di quegli anni.
Ed è quindi l’ora di andare, e alla fine proprio il fatto che alzandosi  si rendono conto quanto sono ubriachi si fanno una sana risata, e che la vita sta tutta lì e ci si può divertire senza troppe “menate”.

Bologna è un vecchio che ripete la mia vita
L'ultimo amore, l'osteria che mi è restata
E intanto fuori è temporale
La greca canta un libertale
Che già le diamo per scontato

Escono in strada, e la vecchia Bologna (siamo presumibilmente nel centro storico, dove ci sono la Osteria delle Dame e la Trattoria da Vito) è uno scenario ormai consono, che si ripete in modo costante nelle loro vite. E qui, citando la “canzone delle osterie di fuori porta” di Guccini, che è proprio un inno ai tempi andati, in cui le osterie si sono trasformate in discoteche e pub, i nuovi luoghi della nuova gioventù, e che quasi tutti sono andati via… Praticamente citando proprio alla fine questa canzone di Guccini chiude il testo con la conferma che tutta la loro riflessione è proprio incentrata su questi cambiamenti e su una “gioventù” in cui non si riconoscono più.
Il temporale è fuori, non solo come evento climatico, ma come “temporale” che simboleggia il cambiamento, mentre, e qui la ultima immagine di un modo “che fu”, la esule (?) greca canta un inno alla liberazione della sua terra dalla dittatura, di cui, nella certezza dei propri ideali, tutti danno per scontato, che ci sarà un futuro migliore, almeno per lei, per rincuorarla. In realtà la dittatura dei colonnelli finì molto prima, nel 1974, ma credo che tutta la canzone sia un misto di ricordi che vanno dai primi anni della loro amicizia (iniziata proprio nel 1974 a San Remo) e agli anni della canzone, mischiando i ricordi in modo metaforico, ma anche emblematico nel continuo paragone fra il passato e (l’allora) presente in cui si svolge la conversazione al centro della canzone.

Ricordo quasi per inciso
Qualcuno mi sfiorava il viso
Ed ero stato proprio male, male

La canzone si chiude con un ricordo personale, come se volesse che tutta la storia raccontata sia successa in un unico episodio di una bevuta in trattoria, cosa probabile, ma che l’affiorare dei ricordi a traslato nel tempo in alcuni momenti.
Vecchioni, quindi, ricorda una ultima carezza sul viso (la esule/ragazza greca ?), che lo commiata alla notte e alla solitudine, e una volta solo si rende conto che era stato proprio male, sia per la ciucca dura, e questo sarebbe il meno perché un malessere passeggero, ma anche di animo, rendendosi conto che i tempi passati non tornano, che sia lui che Francesco si stanno sentendo ormai “fuori posto”, e qui il male “peggiore” perché segna l’anima.
  
Una chiusura con una riflessione su questo ultima interpretazione. 
In effetti dopo il disco “elisir”, Vecchioni diventa ancor più introspettivo e meno narrativo (Luci a San Siro è ormai lontana), ma soprattutto alza il tono dei suoi testi con riferimenti di denuncia sociale, e il rapporto fra sogno (perso) e realtà, al fatalismo della sconfitta (tutto l’album Samarcanda ne è un esempio!), fino a trovare, solo alla soglia degli anni 2000 (Sogna Ragazzo Sogna) un ritorno all’ottimismo e alla fiducia piena della vita, probabilmente dato dall’avanzare dell’età e dalle stanchezza del “bandolero”.
 
 Grazie di avermi letto.

PS molto lo devo a questa bellissima intervista del  2017, che vi invito a leggere: https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2017/08/03/news/roberto_vecchioni-172098394/



 

 

 

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E' una canzone dedicata all'amico Francesco Guccini.

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Bella

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non è molto ma meglio di niente ( poi vedo se riesco a trovarti qualcos' altro )

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Altre canzoni di Roberto Vecchioni

Testo

"Mi è andato il cane sotto un camion
Quella sera:
Ho pianto come un vecchio
Sopra una bandiera,
Se fosse stato un compagno basco
Avrei pianto di meno."
Così dicevi e mi chiedevi "Professore,
Dimmi se sono un qualunquista,
Un uomo ad ore".
Così dicevi e già nasceva
Mezzo sole,
E il giornalista in fondo
è un modo di campare,
E alla ragazza greca
Traducevi piano
-Luci a S. Siro-
Gli imbonitori sono troppi
E non li fermi,
E Dio che è morto
Non è morto per tre giorni

La rabbia un tempo la scandiva
Soltanto la locomotiva
Tra i fiori rossi sulla strada:
E contro il niente adesso parte
Ogni mezz'ora un volo charter
Itinerario di gran moda.

E vorrei dirti sbagli,
Guarda che t'inganni,
Loro han soltanto meno dubbi e meno anni,
E intanto spuntano i tarocchie giù frescate
Su Calvino...
E sui destini che s'incrociano un po' male,
E che si parte per vedersi ritornare

E vorrei dirtelo ma in fondo cosa importa?
Ti ho visto peggio e già la so la tua risposta,

Che non c'è niente che non resti
E che non passi con il vino:
Ma coi ragazzi c'era un fatto personale;
Non han capito chi ci marcia su e chi vale.

La rabbia un tempo la scandiva
Soltanto la locomotiva
Gettata a sasso sulla strada;
Adesso è giorno di mercato
Spuntano a grappoli i poeti
Tutte le isole han trovato.

E non c'è niente che non passi con il vino;
Anche Susanna è andata su
Per il camino,
E noi vediamo un po' d'alzarci
Perché è l'ora, perché è tardi:
A ciucche dure finiremo per capire
Come si vive, e ci potremo divertire...

"Bologna è un vecchio
Che ripete la mia vita,
L'ultimo amore, l'osteria che mi è restata",

E intanto fuori è temporale,
La greca canta un libertale
Che già le diamo per scontato;
Ricordo quasi per inciso
Qualcuno mi sfiorava il viso
Ed ero stato proprio male.

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