Telefonami tra 20 anni

Video per il significato della canzone Telefonami tra 20 anni di Lucio Dalla

Richiesto da Bianca Maria

Pubblicato 22 novembre 2019

Ultima interpretazione 10 febbraio 2024

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Significato più votato

un telefono suona ogni sera
sotto un cielo di tutte le stelle
di un'inquietante primavera


Ecco cosa ci cantava nel 1981 un Lucio Dalla con la sfera di cristallo in mano.
E' straordinario oggi ascoltare Telefonami tra vent'anni per due ragioni: 
la prima è che descrive con asciutta e ironica schiettezza l'incomunicabilità che ogni tanto capita tra le persone di cui siamo - o crediamo di essere - innamorati

Telefona tra vent'anni, 

io adesso non so cosa dirti, 

non so risponderti e non ho voglia di capirti


La canzone descrive infatti una separazione e la telefonata dopo vent'anni è metafora di "un invito a prendere le distanze e al tempo stesso non dimenticarsi", fonte.

In secondo luogo qui Lucio Dalla mi pare che in qualche modo abbia intuito e compreso la portata dirompente del telefono nelle relazioni e il suo essere destinato a occupare uno spazio sempre più ampio nella vita delle persone, quale medio:

ma ecco che si avvicina
con un salto siamo nel duemila
alle porte dell'universo
importante è non arrivarci in fila
ma tutti quanti in modo diverso
ognuno con i suoi mezzi
magari arrivando a pezzi
su una vecchia bicicletta da corsa
con gli occhiali da sole
il cuore nella borsa

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Ridurrivo incastonare il significa della canzone alla critica della società di massa e il suo dilagare nelle relazioni umane. Qui Dalla compone,a mio modo di vedere,una summa filosofico-musicale rispetto al nichilismo della frammentarietà del reale. In questa cornice concettuale si aggira il fantasma di un amore irrisolto, mai raggiunto, mai riappacificato, mai veramente redento e che funge da dispositivo figurale proprio per questo nichilismo baritonale, lieve ed intenso, nel quale siamo costretti a vivere. L'amore irrosolto (ho rivisto quella dicotomia Tristano-Isolide) anticipa, è prolettico (funge da prolessi) al senso di smarrimento (bicicletta rossa, occhiali da sole, cuore nella valigia) nel quale ci riffugiamo sempre e di nuovo quando le fratture della nostra diventano sempre più lancinanti. Qui per me Dalla concettualizza una nuova figura del flanair "moderno", un flanair che alle porte del nuovo millennio non ha nulla se non il viaggio senza meta e i frammenti al quale aggrapparsi, poiché neppure il tempo, che scorre inesorabilmente, sarà in grado di "medicare il male". L'amore prefigura, il nichilismo esaurisce la realtà di questo nuovo millennio, dove ironicamente sembra essere tutto apposto (sitazione sotto controllo), il tempo è ormai mutilo e randomico e non progressivo, e nel quale i mass media occupano un posto ormai anchestralmente necessario (televisore e il telefono). 
Dalla ci sta parlando di smarrimento, della figura del flanair, del nichilismo post contemporaneo, della realtà nel quale neanche più l'amore è in grado di redimere, di innalzarci al sublime e a quella dimensione carismatica. L'unica cosa che ci rimane è il "'tempo", che scorre inesoriabile e ciclico, nella sua accidentalità, senza affrontarlo ci rendiamo conto del "vuoto" pessimiso cosmico della nostra essenza ed esitenza. 

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