Quelli che benpensano

Video per il significato della canzone Quelli che benpensano di Frankie Hi Nrg

Richiesto da ingiz

Pubblicato 18 settembre 2018

Ultima interpretazione 18 settembre 2018

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Significato più votato

Una critica tagliente alla società 80’/’90, quello stesso modello – ora vintage - che sta subendo in questi anni una sorta di revival.
Qui il rapper si scaglia contro l’avanzare in Italia del modello statunitense dello yuppies, moderno borghese la cui vita è interamente costruita sul filo della contraddizione tra avere e essere.
Quelli che benpensano è un brano di Frankie Hi-Nrg uscito nel 1997 (appartiene all'album La morte dei miracoli).
Un brano che, se riascoltato oggi – a più di 20 anni di distanza – fa pensare, e molto.

Che significato ha questo pezzo?
Già dai primissimi anni ‘70 andava via via stratificandosi una riflessione intorno a questa classe sociale che, nel mondo artistico internazionale – da De Andrè ( e penso in particolare a La domenica delle salme a  Luis Buñuel -, convergeva in una profonda presa di distanza dai modelli politici a essa connessi.

Ugo Casiraghi su l'Unità (18 aprile 1973) descrive la borghesia come appare ne Il fascino discreto della borghesia come "[...] incapace di pensiero, nemmeno sfiorata dal dubbio, improduttiva e parassitaria, assisa sulle proprie voglie animalesche e banali come su un trono di cartapesta, con tutti i suoi pilastri protettivi (il clero, l'esercito, la polizia), conserva ormai se stessa più sulla base dell'inazione che dell'azione. Il suo potere è indissolubilmente legato alla sua impotenza".

Non si tratta però di semplice inoperosità.
A questo lassismo fa infatti da contraltare la contraddizione costante, qui sottolineata da Frankie Hi-Nrg, tra i comportamenti apparenti e le azioni fatte sotto traccia e costantemente volte a rompere qualsiasi schema etico, votato a orientare i cittadini in un mondo civile.

Credo infatti che questa canzone sia dedicata proprio allo stridente contrasto tra una morale di superficie, che si indossa e si cambia come si può fare con un vestito qualsiasi (purchè rigorosamente sartoriale e made in Italy) e i reali atti compiuti nel quotidiano.

Un contrasto che disorienta in profondità, che va a sgretolare qualsiasi tentativo di edificazione di una società civile basata sull’equità ma che, al contrario, si poggia proprio sulle differenze per perpetrare certi atteggiamenti che, altro non sono, se non soprusi, rivendicazioni sottili (perché tacite e dunque date per scontato) di superiorità, discriminazioni:

incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara
ma l'unica che accendono è quella che dà loro l'elemosina ogni sera

e in modo ancora più chiaro:

niente scrupoli o rispetto verso i propri simili

perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili.

A contribuire a illuminare il significato di Quelli che benpensano ci sono i riferimenti alla cultura televisiva del tempo (la zingara, che si rifà a una nota trasmissione.
Su questo è stato scritto:

La zingara era un programma televisivo italiano gioco-quiz, andato in onda su Rai 1 nell'access prime time in diversi periodi, tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000, spin-off del preserale Luna Park di cui era diventato il gioco più noto. Tra i conduttori storici di questo programma figurano Paolo Bonolis, Carlo Conti, Pippo Baudo e Giorgio Comaschi. Ai testi ha collaborato Bruno Broccoli con il figlio Umberto. La sigla del programma è scritta da Saverio Grandi e Claudio Guidetti e interpretata da Cloris Brosca
Fonte, dove potete trovare altre annotazioni circa il brano.

Ragione di un importante successo per il rapper (tant'è che fu il primo album rap in Italia a essere distribuito da una major, la Sony), Quelli che benpensano fu reinterpretato anche in duetto con Fiorella Mannoia.

Qui il live:

Un vero e proprio rap di protesta, insomma, che utilizza la penna e la voce, come in ogni tradizione cantautorale che si rispetti, per denunciare quello che non funziona in una società, a differenza di quanto, secondo Frankie, fa oggi il rap italiano, più intendo a soddisfare il cliente/ascoltatore, che a raccontare. Su questo, interessanti osservazioni in questa intervista dove il rapper ribadisce concetti già espressi in passato, forse con ancor maggiore enfasi e convinzione.

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Testo

Sono intorno a noi, in mezzo a noi,
in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, 
il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, 
la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere 
e non far partecipare nessun altro 
nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro:
niente scrupoli o rispetto verso i propri simili 
perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. 

Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti,
sono replicanti, sono tutti identici, guardali: 
stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. 
Come lucertole s'arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. 
Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno: 
spendono, spandono e sono quel che hanno...

Sono intorno a me ma non parlano con me... 
Sono come me ma si sentono meglio...

.. e come le supposte abitano in blisters full-optional, 
con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland,
vivon col timore di poter sembrare poveri: 
quel che hanno ostentano, tutto il resto invidiano, 
poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono: 
parton dal pratino e vanno fino in cielo, 
han più parabole sul tetto che San Marco nel Vangelo. 
Sono quelli che di sabato lavano automobili 
che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli, 
medi come i ceti cui appartengono, 
terra-terra come i missili cui assomigliano. 
Tiratissimi, s'infarinano, s'alcolizzano e poi s'impastano su un albero - boom ! - 
Nasi bianchi come Fruit of the Loom 
che diventano più rossi d'un livello di Doom.

Ognun per sé, Dio per sé, 
mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica 
mani ipocrite 
mani che fan cose che non si raccontano 
altrimenti le altre mani chissà cosa pensano - si scandalizzano 
Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, 
mani lisce come olio di ricino, 
mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, 
che si alzano alle spalle dei fratelli. 

Quelli che la notte non si può girare più, 
quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv,
che fanno i boss, che compran Class, 
che son sofisticati da chiamare i NAS, 
incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara
ma l'unica che accendono è quella che dà loro l'elemosina ogni sera, 
quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera.

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