Video per il significato della canzone Un ottico di Fabrizio De Andrè

Richiesto da Lola

Pubblicato 24 febbraio 2020

Ultima interpretazione 07 febbraio 2024

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Significato più votato

Un ottico appartiene all'album Non al denaro non all'amore nè al cielo, lavoro ispirato all'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, raccolta di epitaffi scritti in verso libero tra il 1914 e il 1915.

Che significato ha questo pezzo?

La peculiarità della poesia che qui De Andrè richiama alla "storia di Dippold, un ottico stanco di consentire ai suoi clienti di vedere semplicemente cosa sta loro intorno, che vuole fare occhiali speciali che aiutino la gente a vedere oltre la realtà" e a differenza delle altre è scritta nel tempo presente, come se l'ottico non fosse morto; fonte

Il punto di vista qui viene a mescolarsi con le forme di ciò che vediamo, quasi a voler dare una valenza oggettiva al monto che andiamo guardando. Secondo Un ottico, la prospettiva con cui osserviamo il mondo, i nostri stessi occhi, hanno il potere di modificare la realtà osservata. Perciò un intervento sull'occhio, o la scoperta di lenti speciali dovrebbe conferire il potere di cambiare il mondo in modo in modo creativo:

Non più ottico ma spacciatore di lenti
Per improvvisare occhi contenti
Perché le pupille abituate a copiare
Inventino i mondi sui quali guardare


Da un lato mi sembra che qui ci sia l'estrema soggettivizzazione del mondo, che qui dipende in toto dall'occhio che guarda. Dall'altra, come è stato peraltro notato, sembra qui che la lente sia una specie di eufemismo per descrivere delle sostanze psicotrope in grado di, passatemi la citazione huxleyana, aprire le porte della percezione e innescare in questo modo un processo di rilettura della realtà circostante.

Interpreto in questo senso i versi: 

Vedo i fiumi dentro le mie vene
Cercano, cercano, cercano, cercano il loro mare
Rompono gli argini, gli argini, gli argini


E in generale tutta la parte coinvolta da un ritmo 'sincopato' e che si stacca in modo piuttosto netto dal resto della canzone.

Sebbene l'ipotesi del significato lisergico dei versi di De Andrè non mi soddisfi appieno, trovo in generale molto interessante il link che viene a crearsi tra punto di vista/interpretazione e dimensione ottico-oculistica (capacità fisica di vedere) e, nel complesso, amo di questo pezzo la scelta di traslare il significato nella direzione simbolica dell'occhio.

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Non riesco a scrivere molto stasera ma accostando il testo musicale di questa canzone alle recenti su invenzioni dei visori Apple per non parlare del neuronal link impiantato di recente nel cervello.....beh ognuno provi a trarre le sue riflessioni

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Testo

Daltonici, presbiti, mendicanti di vista
Il mercante di luce, il vostro oculista
Ora vuole soltanto clienti speciali
Che non sanno che farne di occhi normali
Non più ottico ma spacciatore di lenti
Per improvvisare occhi contenti
Perché le pupille abituate a copiare
Inventino i mondi sui quali guardare
Seguite con me questi occhi sognare
Fuggire dall'orbita e non voler ritornare
Vedo che salgo a rubare il sole
Per non aver più notti
Perché non cada in reti di tramonto
L'ho chiuso nei miei occhi
E chi avrà freddo
Lungo il mio sguardo si dovrà scaldare
Vedo i fiumi dentro le mie vene
Cercano, cercano, cercano, cercano il loro mare
Rompono gli argini, gli argini, gli argini
Trovano cieli, cieli, cieli, cieli da fotografare
Sangue che scorre senza fantasia
Porta tumori di malinconia
Vedo gendarmi pascolare
Donne chine sulla rugiada
(Vedo gendarmi pascolare, donne chine sulla rugiada)
Rosse le lingue al polline dei fiori
Ma dov'è l'ape regina?
(Rosse le lingue al polline dei fiori, ma dov'è l'ape regina? )
Forse è volata ai nidi dell'aurora
Forse volata, forse più non vola
Vedo gli amici ancora sulla strada
Loro non hanno fretta
Rubano ancora al sonno l'allegria
All'alba un po' di notte
E poi la luce, luce che trasforma
Il mondo in un giocattolo
Faremo gli occhiali così!
Faremo gli occhiali così!

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