La domenica delle salme

Video per il significato della canzone La domenica delle salme di Fabrizio De Andrè

Richiesto da ingiz

Pubblicato 04 luglio 2017

Ultima interpretazione 19 gennaio 2022

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Significato più votato

La canzone, contenuta nell’album di Fabrizio De Andrè Le Nuvole (1990) è frutto di un lavoro a due mani, come spesso accade con De Andrè (cui si affianca Pagani, che in questo caso si occupò prevalentemente della musica). Targa Tengo 1991 come migliore canzone.


 Fabrizio dice a proposito che è stato scritto prima il testo, e solo in un secondo momento è stata cucita sulle parole una melodia.
 Egli stesso stabilisce un parallelo con Don Raffae’, mostrando come un medesimo tema sociale possa essere declinato in linguaggi e stili anche molto diversi tra loro. Per certi versi, alla natura popolare di Don Raffae’,

 La domenica delle salme
ha con un lessico molto raffinato, a tratti criptico, e grazie alla costellazione di riferimenti colti che l’attraversa, dal primo all’ultimo verso, è un pezzo significato stratificato e complesso.

Disillusa, satirica e amara rappresentazione dell’Italia all’indomani della caduta del muro di Berlino, questa canzone di De Andrè è una rappresentazione impietosa della caduta degli ideali di democrazia di cui gli anni ’80/90 furono testimonianza.

 Lo scenario che De Andrè descrive è ad un tempo pacato e agghiacciante, privo di slanci (positivi quanto negativi), quasi assorbito in un’indifferenza omologante che è straordinaria, se si pensa che appunto solo un anno prima era avvenuto uno dei cambiamenti tra i più significativi della storia recente: la caduta del muro di Berlino. 

 Il video della canzone è di Salvatores. Nel libro Amico Faber: Fabrizio De André raccontato da amici e colleghi Di Enzo Gentile ( Hoepli, 2018) nel capitolo dedicato a Claudio Bisio e Gabriele Salvatores si ricostruisce l'incontro e l'amicizia tra il Cantautore e il Regista e di come quello di La domenica delle salme sia l'unico video in cui Fabrizio compare di persona.

 Per una lettura attenta e puntuale del testo e della metrica vi rinvio al nutrito commento che potete leggere in antiwarsongs.org, mentre nella sezione  qui dedicata al testo ho provato a interpretare alcuni dei singoli versi. 

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Vorrei suggerire una qualificazione politica più  precisa della canzone. "Rappresentazione impietosa della caduta degli ideali di democrazia" è una connotazione giusta ma troppo generica per questo pezzo. Qui De Andrè  parla inequivocabilmente della caduta dell'Unione Sovietica e dell'eclissarsi di un campo di forze che in occidente aveva conosciuto un picco di espansione nel dopoguerra e negli anni '60/70: il comunismo. La caduta del muro, festeggiata dal primo istante in occidente come vittoria della democrazia, è letta da De Andrè  in chiave diametralmente opposta. Conseguenze: sfruttamento dell'uomo sull'uomo (piramide di Cheope), dilagare del nazismo/imperialismo (la scimmia del 4 Reich), soppressione degli oppositori (comunista per comunista, Renato Curcio), l'emergere prepotente di una cultura del successo individuale, yuppies di merda, Milano da bere, 'non vogliamo più invecchiare' ecc. che è stato il craxismo evolutosi poi nel berlusconismo.
Nell'ultima stanza quando parla degli addetti alla nostalgia che accompagnano tra i flauti il cadavere di utopia, vedo sempre figure tristi come Occhetto, Veltroni e altri intellettuali di quegli anni ben felici di scavare la fossa al pensiero e all'azione comunista.

Dobbiamo essere grati a De Andrè, perché  ha saputo dare al nostro risentimento uno spessore poetico ed espressivo che supera ogni anatema, imprecazione, bestemmia.

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Mutis "Summa di Maqroll il gabbiere"

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Altre canzoni di Fabrizio De Andrè

Testo

Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano
non fu difficile seguirlo
il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento
riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento

I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare
i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno
la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del 'tua culpa'
affollarono i parrucchieri

Nell'assolata galera patria
il secondo secondino
disse a 'Baffi di Sego' che era il primo
- si può fare domani sul far del mattino –
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l'amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro

Il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
- voglio vivere in una città
dove all'ora dell'aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo -
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
-quant'è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare -

Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz'oretta
poi ci mandarono a cagare
- voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l'Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo -

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c'erano i segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d'Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta.

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