Video per il significato della canzone Eskimo di Francesco Guccini

Richiesto da Qualcuno

Pubblicato 17 gennaio 2013

Ultima interpretazione 07 settembre 2021

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Significato più votato

con questa canzone guccini richiama gli anni intorno al '68, periodo in cui era sposato con roberta, alla quale si rivolge nel testo. guccini, eterno poeta, mescola il privato e il politico in una canzone pervasa da malinconia, ma anche ironia (ad esempio l'eskimo che guccini comprò per necesità durante il servizio militare a trieste diventa il simbolo dell'inappartenenza al mondo borghese in contrasto con l'elegante cappotto di lei. fondamentalmente è però una canzone di addio rivolta ad un tu ormai assente e non più oggetto d'amore. :)

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Un ritratto che non parte nemmeno dal '68 e dal suo eskimo-simbolo, ma da ben prima. 1978, "Vent'anni fa o giù di lì": si va addirittura al '58, ai primissimi anni '60. Il racconto di quando aveva diciotto o vent'anni. Un racconto di una Bologna irrimediabilmente scomparsa (come ha fatto in altre canzoni), e un racconto che –diciamocelo francamente- è occupato in buona parte dal sesso. Gli anni della liberazione sessuale, soprattutto da parte delle donne, degli amori fatti "alla boia d'un giuda", eccetera. Ecco che si arriva al fatidico '68, quando "scoppia finalmente la rivolta": il ritratto viene fatto con poche pennellate, l'ovvio Dylan, i Provos olandesi, l'LSD. Ma una caratteristica di Guccini sono le sue brevi folgorazioni. Un verso, anzi un mezzo verso, poche parole. "Ma avevo la rivolta fra le dita". A rigore, tutta la canzone è qui. Tutto quel che sono stati quegli anni, è in quelle parole. La "rivolta fra le dita" che sembra sposarsi a meraviglia col "potere scagliato dalle mani" di Fabrizio de André.

da http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=7480&lang=it

«Non lo presi come divisa, ma come un cappotto che costava poco. Lo comperai perché faceva freddo, a Trieste, finito il servizio militare. Non era politicizzato, non aveva significati ideologici». Letture politiche «non ne ho mai fatte in vita mia» e dopo la passione giovanile per i fumetti, da Linus a Snoopy a Paperino, ecco allora Borges, Kerouac, Salinger, «non certo Marx nè Marcuse». «Il nostro era un ideale libertario che è sempre esistito nell´uomo e non ha colori o etichette, non può essere fatto proprio da un´ideologia e va ben al di là degli schieramenti di destra e sinistra».

da http://bologna.repubblica.it/dettaglio/Guccini:-Leskimo-era-solo-un-cappotto/1411369?ref=rephp

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Ogni canzone ti entra dentro in maniera differente, quindi, la mia interpretazione é strettamente personale.

L'Eskimo rappresenta in un modo come un altro gli abiti quotidiani. Il cappotto non lo cambi spesso come un jeans o un maglione, quindi Guccini da allora porta ancora il suo Eskimo addosso e rimprovera alla sua prima moglie di non essere più quella di quei tempi la. Una canzone nostalgica che ricorda la giovinezza di Francesco e la spensieratezza di quel periodo che con pochi denari in tasca usciva la sera andando per osterie. L'amore che viene fatta dove ci si trova: un vicolo, in una stanza nuda, anche in piedi, perché si sa, quando si é giovani e si ha voglia di amare ci si arrancia come.meglio si può. Pur avendo pochi soldi in tasca e un Eskimo economico addosso Francesco si sentiva complice del.mondo. e pensava anche di poterlo cambiare con la rivolta tra le dita e le sue canzoni a fargli da colonna sonora.

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Come ha raccontato lo stesso Guccini, la canzone nasce dal divorzio da Roberta Baccilieri, la sua prima moglie, e ripercorre quindi la loro storia dagli inizi (lasciammo allora tutti e due un qualcuno....) fino agli ultimi momenti, con vari episodi più o meno significativi.

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14 quartine con poche rime, baciate, e con molte assonanze(così, lì / clichè, me, …), alcune solo acustiche(però, provos / hai, HI-FI,... ) per estrinsecare un ricordo di ”20 anni fa o giù di lì”, quando si aveva 20 anni (quindi nel 1960), in un periodo pre-sessantottino.
La canzone prende il titolo da quell’eskimo (simbolo della povertà e della rivoluzione) che aveva comprato a solo 10000 lire (e che dopo l’ha indossato il fratello), in contrapposizione col costoso paletot francese in possesso di lei (la prima moglie), da cui lo dividevano anche pensieri, atteggiamenti e stile di vita. Lui ”rivoluzionario” con pochi soldi, lei invece ne aveva tanti, gli pagava il cinema e l’amava nonostante fosse così diverso dai propri modelli stereotipati, lui imitava Dylan e i provos (“i provocatori”, movimento dei paesi bassi che lottava per l’ambiente e l’ecologia), lei che cantava le canzoncine insignificanti, lei fa cose -ormai demodè- lui le faceva ante litteram molto tempo prima.
La crisi, quindi, superata dopo “vedi cara”, ritorna prepotente.
Adesso l’autore è colpito da un po’ di nostalgia (vedi "Samantha": ”Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là, sarà per avere 15 anni in meno o avere tutto per possibilità”.
Lungo lo scritto -56 versi- lunga anche la musica -oltre 8’- con acustica, voce e qualche virtuosismo.

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Personalmente in questo brano vedo il paragone tra l'irrealizzato di una storia d'amore (incomprensibile-inopporruna -utopica) e l'irrealizzato della rivolta. Di una generazione che dietro ad un cappotto ha conservato sogni e speranze mai realizzate e irrealizzabili. In un sentimento tra "compassione " e il dubbio che nonostante tutto "oppure allora si era solo noi".

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Testo

Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
l' estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...
Con l' incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca "l'Unità",
la paghi tutta, e a prezzi d' inflazione, quella che chiaman la maturità...

Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perchè,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos' è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent' anni allora, i quasi cento adesso capirai...

Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò...

E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa!

Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all' anno o a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so,
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò...

Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai!
Perchè mi amavi non l' ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché,
perchè fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me...

Infatti i fiori della prima volta non c' erano già più nel sessantotto,
scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos...

E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD,
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak
e noi non l' avevamo mai fatto e noi che non l' avremmo fatto mai,
quell' erba ci cresceva tutt' attorno, per noi crescevan solo i nostri guai...

Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!

E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può...
E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai,
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l'Hi-Fi...

Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perchè
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là,
sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità...

Perchè a vent' anni è tutto ancora intero, perchè a vent' anni è tutto chi lo sa,
a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età,
oppure allora si era solo noi non c' entra o meno quella gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu...

E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è perso o no a quei party...

Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai...

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